Il nastro bianco

Villaggio tedesco, 1913. Una serie di fatti incresciosi travolgono la piccola comunità, dal medico che si spacca la spalla in un incidente ippico al figlio ritardato dell'ostetrica, picchiato e terrorizzato da un gruppo di ignoti. Mentre tutti cercano i colpevoli, c'è modo di osservare i vari caratteri e di formare dei sospetti. L'unica persona limpida del paesetto, il maestro, indica come responsabili un gruppo di bambini, ma è costretto ad allontanarsi. Questo è il primo film di M. Haneke che vedo. Mi ero tenuta discosta dal regista per tema di essere disturbata dal suo immaginario inquietante, e avevo ragione. Inquietante è esattamente il termine che caratterizza la pellicola, inquietanti sono le vittime -ognuna delle quali nasconde laghi di putridume sotto una facciata rispettabile- e ancora di più i carnefici che, ragazzini nel 1913 sembrano già pronti per rappresentare il peggio del peggio della gretta classe media che negli anni Trenta ha sostenuto gli istinti peg...