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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

Serata spagnola ad Antibes

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Ieri sera si è chiusa ad Antibes una tradizione, non antica ma apprezzata da sempre più fedelissimi: il festival di musica classica alla Villa Eilen Roc. Vi trovate in una villa nobiliare di stile palladiano, circondata dalla verzura. Vi circonda la macchia mediterranea, gli arbusti e i rosai si confondono e si abbracciano ordinatamente all'ombra di ulivi secolari e pini marittimi enormi, in forma di ombrello. Se seguite il sentiero che si intravede tra gli oleandri si arriva ad una spettacolare terrazza naturale, un faraglione a picco sul mare che lascia mirare la baia di Cannes, le calette dei contrabbandieri ottocenteschi e l'Esterel, che si staglia rosseggiante in lontananza. Grazie al cielo e a tutte le potenze angeliche, tra queste piante avite non si vedono turisti scollacciati aggirarsi in shorts e calzini di spugna bianchi (salvo qualche inglese infiltrato), ma autoctoni o naturalizzati (qui è quasi la stessa cosa) agghindati come si conviene al luogo, una villa p

Nanny McPhee (Tata Matilda)

Il vedovo Brown non riesce più a gestire la sua prole, in pieno delirio di richiesta d’attenzione; all’orizzonte si profila infatti la possibilità di una matrigna invisa non solo ai pargoli, ma anche allo sventurato padrone di casa che si vede imporre una seconda moglie dalla madre, come un diciottenne medievale. Ad aiutarlo, giunge provvidamente la Tata McPhee, brutta come il peccato e dai metodi poco ortodossi: non si lamenta mai della poca disciplina che regna a palazzo, ma rende poco piacevole il divertirsi a sue spese. Mano a mano che ci si affeziona a lei, inoltre, la si rende meno orribile, fino a ridonarle le fattezza di Emma Thompson -non esattamente miss Universo, dunque, ma decisamente più umanoide. Per fortuna non è a lei che destineremo il bell’uomo di turno, C. Firth, non troppo a suo agio nei panni di un indeciso con poco polso. Questa favola arguta ha il fascino antico di quei racconti che ascoltavamo da bambini prima di andare a letto e ha due grossi pregi quali

Hot shots!

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Si fa in fretta a raccontare la trama del film: unite Top Gun e Ufficiale e Gentiluomo, in un rapporto 9:1, mescolate –no, shakerate con violenza, aggiungete un’oliva (fondamentale per la scena finto-sexy) e litri di follia e umorismo. Il risultato è piuttosto potabile, nonostante la parodia non sia tra i miei generi preferiti e considerato che il genere “militare” anni Ottanta mi piaceva: avrò visto Top Gun almeno una decina di volte, e molte di più U&G (Richard Gere recitava già allora meno bene di Tom Cruise, ma è decisamente più bello). Qui, il dotato pilota Topper viene affiancato dalla psichiatra Ramada, che deve capire quanto sia instabile: per capirlo meglio ci si mette insieme... Molte trovate sono spassose, ma tendono alla ripetizione, come gli specchietti retrovisori sui caccia e i guardalinee-ballerine. Se è vero poi che spesso i dialoghi sono surreali, ogni tanto scappa qualche battuta di comicità un po’ grossolana. J. Abrahams ha cercato di inaugurare un filon

Il Signore degli Anelli

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Su Il Signore degli Anelli si potrebbero scrivere volumi senza esaurire il tema. La grandezza di quest’opera la pone giustamente in cima alle classifiche dei libri più venduti di sempre, secondo solo ai testi sacri delle grandi religioni monoteiste. E, oltre che di un’incredibile romanzo di avventura e in assoluto il primo fantasy della storia della letteratura occidentale, in effetti di un testo di  estrema  religiosità si tratta. Frodo Baggins eredita dallo zio Bilbo un curioso anello, all’apparenza semplice cerchietto dorato, che gli consente di sparire alla vista. Lo stregone Gandalf, sempre dalla parte del bene, è inquieto al suo proposito e scopre che esso è l’Unico Anello creato dal maligno Sauron per incatenare nell’Ombra tutte le genti libere. Per disfarsene bisogna riportarlo nel fuoco di Mordor e fonderlo nella sua lava, perché qualunque altra arma è vana al suo confronto: l’anello ha una sua volontà e brama più di ogni altra cosa riunirsi al suo creatore. Frodo part

dance dance dance

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Anche in questo romanzo di Murakami, successivo a Norvegian Wood, abbiamo un protagonista maschile irrisolto (tanto irrisolto da non avere un nome), sebbene un po' più maturo dello studente di Tokyo Blues. Ha infatti 34 anni e di mestiere "spala la neve della letteratura": fa, cioè, ciò che nessuno del suo ambiente vuole fare sebbene indispensabile, ovvero scrivere piccoli articoli di "riempimento" per i giornali, brochure pubblicitarie, annunci pubblici. Nonostante la sua precisione sul lavoro, nella sua vita privata ci sono enormi falle dovute perlopiù al non aver saputo creare legami solidamente ancorati alla realtà, se non con alcune persone ormai defunte (sarà poi vero che il legame con esse fosse così adeguato? non sono più qui a parlarcene!), finché si rende conto di essere stato svuotato di energia dai tanti incontri saltuari e irrisolti che si è lasciato dietro. In seguito a una premonizione, torna in un albergo sepolto sotto le nevi dell'Hokka

Le follie dell’imperatore

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Se esiste un film Disney veramente poco riuscito, è questo: l’involuzione dell’animazione, il piattume dei colori e la rozzezza disperante del disegno lo rendono uno dei pochi cartoni a me davvero invisi. Ah, scordavo di menzionare la trama banale e insulsa e la colonna sonora inesistente. Riassunto: l’imperatore Cuzco vuole distruggere un adorabile (??) paesino di montagna dove vive il buone e gentile (???) Pacha ; tramutato in lama dalla prima ministra e consigliera grazie alla complicità del suo muscoloso e molto più giovane servitore-bodyguard-gigolo personale (??!!!), decide di rivedere le sue priorità dopo aver superato un po’ del suo egoismo. Non so se lamentarmi di più di questa figura di concubino che somiglia al “velino” Edo di Striscia la Notizia (ve lo ricordate?) che, nel suo essere completamente disfunzionale alla storia e inadatto a dei bambini, è comunque la figura più divertente del film, o dell’imperatore inetto, ignorante e pretenzioso, o dell’insopportabile

(500) giorni insieme - (500) days of Summer

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Tom desiderava fare l'architetto, ma una scarsa fiducia in se stesso l'ha relegato a inventare frasette sapide per biglietti d'auguri. è introverso e romantico, il genere di uomo che sembra fatto apposta per cadere preda di una fatalona senza scrupoli. E infatti, certa come il destino, ecco arrivare Summer, assistente del capo con la faccia da ragazza pulita della porta accanto. una Str.. vera, e con la S maiuscolo (mi dispiace, in questo blog il turpiloquio è normalmente assente,  ma oggi sono caduta preda della coprolalia).  Ben conscia dell'infatuazione di lui, che si traduce presto in un amore infelice, lei gli propone/impone una di quelle relazioni traballanti e dissennate del tipo "amici di letto", idiota circonvoluzione che si traduce con "soddisfiamo reciprocamente alcune necessità motivazionali secondarie, ci raccontiamo un po' i fatti nostri (perché siamo amici) e il giorno in cui ci stufiamo, ognuno per la sua strada". Come può

A Single Man

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George è un tranquillo (ma non troppo) professore di letteratura in una Università di secondo piano a LA, sullo sfondo della psicosi anti-cubana del 1962. Da poco ha perso Jim, il grande amore della sua vita, ed esita tra la ripresa di un contatto col mondo e l'autoesilio dallo stesso. Sconvolto dal dolore dei ricordi, osserva in una sorta di trance il fascino della Vita e della Materia, mentre coltiva i legami umani che, soli, hanno ancora potere su di lui, soprattutto quello con l'amica Charlie e con un suo allievo. Esordio alla regia di Tom Ford, A Single Man è un film riuscitissimo, pieno di amore per il mondo e di poesia, malinconico ma capace di ridere dei nostri aspetti grotteschi, senza mai una scena grossolana. La fotografia seppiata contribuisce all'eleganza iconica dell'insieme, ma in effetti ogni aspetto del film sembra un Sacrificio alla Vera Bellezza platonica: ogni cosa è bella, dalle inquadrature, agli attori, alle automobili, ai vestiti, agli occhia

Prometheus

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Alle origini della Terra un essere antropomorfo beve da una coppa istoriata e, per effetto del liquido scuro in essa contenuto, si disintegra in milioni di cellule geneticamente modificate e vive, pronte a dare origine all'Uomo e al resto della vita terrestre.  Nel 2089 una coppia di scienziati trova una mappa stellare che dovrebbe condurli fino a questi esseri superiori e, convinto un vecchio e ricco finanziatore, partono per la volta celeste pieni di fede e di domande per questi "Ingegneri": le stesse che ci facciamo tutti, anche senza aver trovato mappe nelle grotte scozzesi, cioè "da dove veniamo?", "dove andiamo dopo la morte?", "perchè siamo stati creati?". A dirigere il vascello spaziale troviamo la figlia e il figliastro del vegliardo presuntuoso; lei, Vicker, è C.Theron, fredda e dura, lui, David, (M. Fassbender) è un cyborg che sembra preso a prestito da Blade Runner , con tutte le problematiche di quei robot.  Di qui in avan