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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Star Wars - L'attacco dei cloni (Ep. II)

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Mentre Obi-Wan si domanda se ha fatto bene a tenere la sua promessa di educare Anakin, il suo giovane padawan colla treccina bionda dà prova di forza, arroganza e poca professionalità. Lasciato a custode della regina Amidala, passa il suo tempo a cercare di sedurla, cosa che a lei palesemente non dispiace. Insomma, non proprio l'irreprensibilità che uno sogna in uno Jedi, e tantomeno nel pudore virginale della Regina Repubblicana (sì, l'universo di Lucas è politicamente convoluto). In missione solo soletto -dacché in questo episodio sembra l'unico a lavorare- Obi-Wan scopre che uno Jedi dato per morto aveva organizzato un'armata di cloni che adesso è quasi pronta, anche se non si capisce bene per quale scopo. Sebbene questo film sia la pietra miliare della Computer Grafica, a livello visivo è forse meno attraente dell'Ep.I; lo stesso problema si riscontra anche a livello della trama, meno avvincente rispetto al predecessore. In più hanno dato un piccolo ruolo a

Star Wars - La minaccia fantasma (Ep. I)

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Dopo anni passati a domandarmi che cosa vedessero i fan più accaniti nella trilogia originale, ho provato a dare un'occhiata alla nuova. Ambientato circa trent'anni prima, il primo dei tre prequel ci mostra uno Obi Wan Kenobi (E. Mc Gregor) imberbe ma simpatico, alle soglie della nomina, che col suo mentore (L. Neeson) , durante una missione diplomatica apparentemente banale, scopre due cose inquietanti: 1.alla radice dell'embargo di uno dei pianeti della Repubblica forse c'è qualcosa di più sinistro che un mero interesse economico; 2.su un pianeta di diseredati (Tatooine) c'è un ragazzino nato da sola madre (ehm... partenogenesi??) che potrebbe essere l'Eletto, visto come la Forza gli risponde. A differenza che nella serie classica, tutto in questo primo episodio è bello e curato, dal décor patrizio, alle vesti dei personaggi, agli attori, tutti bravi e attraenti. Tanto è scialba e ordinaria la Principessa Leia, tanto è bella e raffinata Amidala, interpret

Il mio nome è Rosso

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E già, ma il protagonista (umano) si chiama Nero, e dopo 24 anni di esilio torna nella sua meravigliosa patria con la speranza di sposare la sua bella. Peccato che si trovi a dover scoprire un assassino tra i miniaturisti più abili del sultano, tutti intenti a lavorare ad un libro rivoluzionario in cui la tradizione orientale si fonde col disegno occidentale. Tutto un mondo di convinzioni filosofiche, artistiche, politiche e religiose si sente minacciato da queste novità che giungono da Venezia. La prospettiva, per esempio: non c'è legge artistica più desacralizzante.  Tre romanzi in uno, dunque: il giallo, il rosa, il filosofico (per questo non so che colore chiamare in causa). Il migliore, e più curato, dei tre aspetti è l'ultimo, mentre il giallo è il meno credibile. Mi ha lasciato perplessa invece la storia d'amore, con la Bella Sekure innamorata dei suoi figli e di suo padre molto più che del suo amante; perlopiù si ha l'impressione che il suo interesse si

Manifesto -Yves Saint Laurent

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L'ultimo nato in casa YSL ha un nome imponente, ma promette più di quanto non mantenga. Dovrebbe essere il biglietto da visita di una donna decisa, audace, sicura di sé, sensuale e innovatrice. Per contro, ha una partenza molto lenta, con note di testa poco pronunciate e molto volatili, non facilmente identificabili (ribes e bergamotto, più qualche nota verde che al primo impatto ricorda un po'  Ô  de Lanc ô me): insomma, proprio tanto audace non saprei.  Si riprende un po' con il cuore e con il fondo, che emergono con carattere dopo 30-60 minuti, a base di gelsomino e mughetto. E' questa la parte più godibile, sostenuta da una base legnosa e lievemente ambrata, la cui proprietà di maggiore spicco è un'elevata persistenza.  In sintesi, il profumo non è male, ma non è sconvolgente. Non ha nessun carattere di innovazione, e alla faccia del nome, non parla di una donna dalla femminilità assoluta. E' gradevole, ma tende a dimenticarsi, o a confondersi con p

Appunti di un giovane medico

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Anche noto come   Racconti di o Diario di un giovane medico , è questa un'opera che amo dal profondo del cuore e che consiglio a tutti voi che passaste di qui di recuperare. Probabilmente farete un po' di fatica, ma verrete ripagati dalla lettura; inoltre, essendo stato pubblicato in Italia da Newton & Compton e da BUR, il prezzo di copertina è modico. Ho ripercorso con la mente questo notevole libretto questa mattina, allorché la ragazza infreddolita davanti alla stazione di Antibes mi ha praticamente obbligato ad accettare uno dei quotidiani gratuiti locali, già aperto e corredato di merci-et-bonne-journée : cosa hanno visto i miei occhi sullo spiegazzato giornaletto? Daniel Radcliffe che divide la vasca da bagno con un omone di nome Jon Hamm.  Ebbene, stento a crederci -perché questo libro non è certo un best-seller- ma il mio carissimo Appunti..  verrà ridotto in una miniserie britannica (non BBC, e qui comincia la paura). Dico subito e a scanso di equivoci che so

Tempi Moderni

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L'e redità della Seconda Rivoluzione industriale ai tempi della Grande Depressione: chiunque ne avrebbe tratto un drammone lacrimoso indigeribile, ma il genio di Chaplin ne ha fatto un capolavoro immortale. Proprio di genio si deve parlare riguardo all'artista, di genio leonardiano: chi altri era capace di ricoprire i ruoli di regista, sceneggiatore, attore, produttore e compositore della colonna sonora, con tali incredibili risultati? Only Charlie Chaplin, of course. Schiacciato dagli automatismi disumani imposti dalla catena di montaggio, Charlot esplode in un accesso di follia e perde il lavoro; a causa di miste sfortune perde altresì la libertà, ma la riguadagna con onore grazie ad un atto eroico involontario (sotto la spinta di un eccitante sventa un attentato in carcere). Tornato nella società, incontra e si innamora ricambiato di una dolce vagabonda e insieme attraversano una serie infinita di peripezie con un unico comune denominatore, la fame. Il finale è sper

Last night au Chateau Marmont

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Il Diavolo vola a Hollywood, nella traduzione italiana. Non capisco se è solo una questione di marketing, per assicurarsi vendite a traino del notissimo Il Diavolo veste Prada , o perché dopo aver azzeccato questo ottimo primo libro la Weisberger continua a scriverne delle copie, più o meno riuscite. Nell'ordito si riconosce il solito punto saliente: ragazza relativamente provinciale, dopo tanta fatica, viene a contatto con il dorato mondo del denaro, variamente declinato (industria del lusso, cocktail party, jet-set musicale), si lascia tentare dalla superficie brillante della situazione, tradisce qualche ideale giovanile e si ferma in tempo volgendo le spalle al successo ma tornando all'amore dei suoi cari. In questa versione la variante fondamentale è che la parabola interessa indirettamente la protagonista, e travolge invece suo marito: una coppia di trentenni conosce la fama internazionale dopo anni di studi, perché lui riesce infine a pubblicare un CD di

The 2nd law - Muse

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Ho aspettato un po' prima di commentare l'ultimo album, per non farmi prendere dalla prima impressione. Molto raramente, infatti, le canzoni dei Muse mi piacciono al primo ascolto, e spesso quelle che più mi attraggono subito sono quelle che poi meno apprezzo a lungo termine. Decisamente i tempi di Showbiz sono finiti e Origin of Simmetry è un ricordo lontano, ma non possiamo neanche pretendere che dei trentenni continuino a rifare cose che producevano dieci anni fa; quanto al barocchismo che viene loro rimproverato, bisogna riconoscere che è una componente fondamentale del loro musicare e che la tendenza al rococò massimalista è ahimè generalizzata, da Lady Gaga a Florence+The Machine (vedi Ceremonials vs Lungs). Fa parte dei tempi, credo derivi un po' dalla crisi serpeggiante: d'altronde si sa che quando c'è una flessione economico-politica si vendono più rossetti e aumentano le foglie di acanto sui capitelli. A parte queste considerazioni di ordine general

Skyfall

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Subito dopo il primo, l'ultimo Bond, fresco di sala.  Con Sam Mendes procediamo nella dissezione del mito, scavando nelle sue origini, nelle sue angosce, nei suoi drammi nascosti. La lista degli spioni britannici infiltrati in tutto il mondo è stata rubata, per essere resa pubblica: nel tentativo di recupero Bond viene colpito da fuoco amico e dato per morto. Tornato da M, che lo aveva sacrificato, per senso del dovere (sarà solo questo?...)si getta sulle tracce dell'ex-agente folle e spietato che minaccia di distruggere la MI6 e l'ordine costituito, per vendicarsi di M che, a suo tempo, aveva sacrificato senza troppi complimenti anche lui.  Cosa non viene fuori dalle nostre ombre! In tutto ciò che ci lasciamo dietro come desueto e sterile forse ancora c'è del buono da recuperare; la vecchiaia è molto criticata oggi, non è più di moda, e, se è assolutamente necessario guardare al futuro, non è vero che gioventù sia sinonimo di innovazione.  Non so se militarmente

Agente 007 - Licenza di uccidere

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Il primo di una lunghissima teoria di film, introduce tutti i topoi della serie.  Si comincia con la famosa sequenza gunbarrel , allietata dalla immortale colonna sonora e animata da silouhettes di uomini armati e donne attraenti; di qui, tre "topini" ciechi uccidono il nostro uomo in Giamaica e al grande capo M non resta che mobilitare il suo agente migliore, 007. Lo troviamo per la prima volta al Casino, tempio della dissoluzione sdoganato dall' allure della spia con licenza di uccidere che ci guarda direttamente e sfacciatamente coi suoi occhi birichini mentre si presenta: Bond, James Bond . Di lì in avanti sarà sempre così, bello impossibile, azzimato nei momenti più improbabili, pieno di charme e sex appeal ma privo di romanticismo (apparentemente), sardonico, ricco di risorse e di spirito d'iniziativa, pilota provetto, tiratore infallibile, amante del lusso ma capace di adattarsi alle asperità. Insomma un antieroe con una tendenza al perfezionismo, lontanis

I Vitelloni

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Il problema dei "Bamboccioni" evidentemente esisteva in Italia già molto prima che qualche politico inventasse questo epiteto (perlopiù gratuitamente insultante per tutta una serie di giovani con Tutta la vita davanti , vedi film di Virzì). Nell'Italia del dopoguerra cinque amici passano il loro tempo a trascinarsi da uno sterile divertimento ad un altro, finché Fausto, lo sciupafemmine, non mette incinta Sandra, la sorella dell'amico Moraldo, e viene costretto a sposarla. Apparentemente neppure l'imminenza della paternità basta a calmare i bollenti spiriti di Fausto, che continua a trascurare la consorte e l'impiego in un negozio di oggettistica sacra trovatogli dal suocero (idea poi ripresa in Così parlò Bellavista ) per combinarne una per colore con Alberto (Sordi), il parassita depresso del gruppo, Leopoldo, l'intellettuale scrittore di teatro abbordato da un attore su una spiaggia "pasoliniana", e Riccardo. Alla fine solo Moraldo trova il

Un anello da Tiffany

Lui professore universitario londinese compra costosissimo anello a lei editrice snob di rinnegate origini irlandesi. La di lui pargoletta lo perde in meno di dieci minuti (sospetto con dolo), lasciandolo nelle mani di imbranato irlandese smargiasso che non dice alla neo-fidanzata di esserne venuto in possesso per caso. Il prof parte alla ricerca dell'anello perduto e trova l'adorabile pasticcera siculo-irlandese inconsapevole custode del brillante e la sua amica TestaRossa. Riuscirà l'ansiosisima bambina, unico personaggio simpatico del libro, ad avere una matrigna (ammesso che la voglia)? Terribile e incredibilmente noioso. Non leggetelo o, se lo fate nonostante questa recensione, non dite che non eravate stati avvisati. Raramente ho letto qualcosa di così sciatto, piatto, prevedibile e sterile, con dei personaggi assolutamente statici e amebici, totalmente privo di humour e di ritmo. La romantic comedy peggiore di sempre, di una tal Melissa Hill, che mai avevo sentito p