GoodFellas (Quei bravi ragazzi)

Di M.Scorsese, con R.Liotta, R.DeNiro, J.Pesci. 1990

Dopo aver visto Malavita, ci è venuta voglia di vedere Quei bravi ragazzi! Henry Hill è solo un ragazzino, che aspira già ad entrare nei ranghi della mafia italo-americana di New York. Sono gli anni Cinquanta e ottenere un posto in una struttura cosi' solida e ben organizzata è sinonimo di successo. Entra, e si ritrova in una famiglia dalle regole assai stringenti. Quando i due ragazzi che sono cresciuti con lui si rivelano un pazzo violento scervellato e un assassino freddo e calcolatore, decide di salvarsi la pelle abbandonando tutto, ma finisce per rimpiangere il suo antico stile di vita.

Bellissimo, attraente, dal rimo irresistibile, forse il vertice della produzione di Scorsese, GoodFellas è l'unico altro film di mafia che si puo' davvero paragonare al Padrino di Coppola. 
Solo che mentre quello ha accento romantici, una violenza da cartoon e dei personaggi cui ci si affeziona malgrado il loro ruolo di cattivi, questo è documentaristico, costruito con gli stilemi freddi e aggressivi della Nouvelle Vague (con tanto di voce off e fermo immagine), senza pietà per quei bravi ragazzi di cui dipinge tutta una vita di miserie. Ci sono "solo" cinque omicidi in tutto il film, ma l'impressione globale che lo spettatore ricava è di estrema violenza.

Non c'è né romanticismo né pietà in Scorsese, ma un analisi acuta e tagliente, che sottolinea con efficacia il tipo di fascino che la Mafia esercita sul tipo di popolazione da cui Henry proviene: non è la favoleggiata etica di un Don Vito Corleone, ma l'efficienza meccanica con cui tutto è inglobato nella struttura, un "tutto" di cui sentirsi parte che si occupa di te se tu ti occupi di lei, e ti copre d'oro il tempo della tua ascesa. Un mondo dai legami labili, rapidamente solvibili qualora sorga un problema, fondato su una sorta di ebbrezza permanente coltivata sulla circolazione vorticosa di denaro, stupefacenti di vario tipo e alcool, nonché sul rispetto della piramide gerarchica. 

Il film non lascia da parte, facendone una forza, i dettagli delle abitudini, delle ossessioni, della vita quotidiana dei delinquenti mafiosi e del loro entourage; particolarmente interessante la figura delle mogli, a metà tra vittime di secondo piano e consapevoli complici di un mondo di ombra. Karen, la moglie del protagonista, è affascinata dallo stile di vita del marito, dal denaro che le passa sotto il naso e dalla possibilità di sperperarlo in obbrobri di pacchianeria estrema, ma non si esime dal criticare aspramente le altre mogli del gruppo, spesso tradite, picchiate, male in arnese, sciatte, ineleganti.
Gli attori sono perfetti, da Liotta in stato di grazia, a DeNiro che veramente si supera, sino a Pesci che prese un meritato Oscar per il suo ruolo di irredimibile.

Commenti

  1. Penso che dopo aver visto "Malavita" siamo tornati tutti di corsa tra le braccia di zio Martino ;-) Filmone assoluto, cast perfetto, quasi tre ore che volano via ogni volta che me lo vado a rivedere, non credo che mi stancherà mai questo capolavoro. Cheers!

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