Gender: ma il problema è il sesso, la semantica o una forma di ansia?

Mi riallaccio al film di ieri per buttar giù qualche considerazione personale.
Riassumo: Guillaume è un ragazzo brillante, bravo a scuola, affidabile e gentile, e profondamente femmineo. Tutti i suoi familiari sembrano convinti che "effeminato" e "omosessuale" siano sinonimi e sembrano non solo stupiti, ma anche un po' traditi dalla sua ammissione di eterosessualità.

L'argomento in questo periodo mi sembra di particolare attualità. La società occidentale attuale si pregia di essere aperta e tollerante, ma più i sofismi si moltiplicano, più le accettazioni si fanno sbandierate, più mi sale il contatore del sospetto. Negli ultimi anni è tutto un sottile distinguo tra omosessualità, transgender, travestitismo e più di altre venti declinazioni di preferenze e orientamenti.

Chiariamo subito: certo che preferisco un paese con un GayPride inutilmente scollacciato alle strutture totalitarie che prospettano la lapidazione o anche solo l'esclusione di chi ha un particolare orientamento sessuale, ma tutto questo parlare di gender qui e là mi fa venir voglia a volte di alzare un sopracciglio. Se ne sente parlare continuamente, ovunque, insistentemente, di solito da persone che ne sanno più o meno quanto me, ovvero POCO. Si parla di spiegare questa famosa teoria del gender nelle scuole, ma forse era solo una provocazione, ma poi magari sono le famiglie vetero-cattoliche che non vogliono che se ne parli adeguatamente (tanto è sempre tutta colpa del papa!), ma forse poi non era vero... ma di preciso, in tutte queste teorie cosa c'è? Perché magari prima di spiegarlo ai bambini sarebbe bene averlo chiaro noi. Per ora, quello che sento, mi sembrano le farneticazioni di qualche psicologo con manie di compartimentazione e tanta, tanta paura di essere additato come quello intollerante.

Una mia amica neuropsicologa (russa e atea, per chi se lo chiedesse) mi ha raccontato che nell'asilo vicino casa ci sono dei giorni in cui i bambini vengono praticamente forzati a giocare con le bambole e le bimbe con le macchinine, per aprire i loro orizzonti. Ma se è una forzatura, che apertura è?? La stessa della mamma di Guillaume. Ma lasciate bambole e macchinine tutti insieme, e che ognuno giochi come gli pare!!! Il problema mi sembra sopratutto nella testa delle maestre, e anche bello grosso. 

E quanto a questa mania di definire tutto, e spiegare tutto, e categorizzare con precisione... non mi sembra produttiva per niente. Si deve davvero incasellare l'amore? e si devono davvero insegnare le caselle ai bambini? Casella per casella, mi sembra molto meglio tornare a fargli ripetere le declinazioni latine e greche, cosi' si dirozzano un po', questi gioiosi pargoli. 
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...e se per una volta vi rilassaste e basta?
Quando ero piccola, legioni di psicoparlatori folli invadevano le reti scagliandosi contro i cartoni animati giapponesi -di solito senza averli mai visti-, portatori di confusione in materia di sessualità, oltre che di violenza. Vorrei segnalare un articolo molto bello apparso recentemente su FUMETTOLOGICA, in cui si dice chiaramente, parlando di Sailor Moon, come il suo sia un mondo variegato, in cui l'amore porta qualcosa di buono e va accolto sempre, e l'odio tutto il contrario. E si', in questo mondo c'è proprio di tutto, ma se l'assunto di base è rispettato, funziona: e a me, va tanto bene cosi'.

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