Skim

Di Mariko e Jillian Tamaki, 2008

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Il ragazzo della reginetta della scuola si suicida, nonostante la sua apparente gioia di vivere, e i capi dell'istituto corrono ai ripari per sondare sentimenti di disagio negli adolescenti affidati alle loro cure; Ta questi, Kimberly Keiko Cameron, detta Skim "because she is not": not "slim" (è cicciottella a dir poco) e qualche volta "not at all" (not-Kim): un filo depressa, appassionata di esoterismo, umbratile e di gusti gotici, viene presto identificata come bersaglio e capro espiatorio del malessere sollevato dal suicidio, più che come elemento da aiutare. Medesima sorte la reginetta, ancora sconvolta dalla dipartita del fidanzato, e che è sicuramente molto meno oca di quanto non si sarebbe pensato.


Scritto a due mani dalle due cugine canadesi Tamaki, è una graphic novel interessante e sottile, anche se talvolta poco leggera. Un po' per il tema trattato, del disagio giovanile, un po' per l'atteggiamento della protagonista, dal carattere tendenzialmente negativo. 
La sua fascinazione per la professoressa di letteratura è solo abbozzata, ed è un peccato. Molto più interessante alla fine il rapporto con l'amica storica, Lisa, e con Katie, la reginetta che "deve essere felice per contratto".
L'autrice riesce ad esprimere con grande finezza il linguaggio mentale e esteriore dei liceali, ed è molto acuta nel dipingere le flessioni d'umore caratteristiche di questa età, che possono facilmente diventare etichette e meccanismi di segregazione assai subdoli, secondo uno schema "Skim è giù-Skim è depressa-dobbiamo aiutarla-non si lascia aiutare (ovvero rivendica la sua individualità, semplicemente)-la isoliamo".
La struttura della tavola e un certo approccio onirico-analitico mi hanno fatto pensare a Craig Thompson, ma sesnza il suo tratto spigoloso. Al contrario, i disegni sono tutti un succedersi di linee curve e forme paffute che sembrano abbracciare il lettore, e consolarlo.

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