C'è chi dice no

La raccomandazione in Italia è un male che rode il mercato del lavoro. Invece all'estero tutto è regolato con certosina e asettica precisione, e certi atteggiamenti mafiosi non esistono se non nelle repliche pasquali de Il Padrino. Forse invece di piangerci addosso dovremmo: a) riconoscere quello che va nel nostro paese, oltre a ciò che non va (che senza dubbio c'è) e b) farci un giro all'estero per renderci conto che fuori forse va un po' meglio, ma siamo comunque molto lontano dal Paradiso.
Qui tre "maltrattati", meritevolissimi professionisti vengono per l'ennesima volta scalzati da raccomandati più o meno insipienti e decidono di porre in atto una serie di vendette incrociate che permettano loro di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e uscirne puliti -tipico esempio di comportamento retto e ligio, che porta lustro all'autoctono peninsulare. Fine pasticciata, buonista e priva di sorprese.
Non solo il regista ha confezionato un prodotto piatto, volgarotto e scontato, ma ha svilito Cortellesi e Argentero, che con altri registi si sono manifestati assai più godibili. Inoltre non c'è un'idea, una proposta, da parte di questi dimenticati dalle istituzioni, se non una declinazione di delinquenza.
Nessuno nega che ci siano problemi grossi, enormi, ma Tutta la vita davanti lo diceva con tanto più stile!

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