Le invasioni barbariche


Remy, professore di storia alla soglia della terza età, si ammala di cancro. Il figlio Sebastién, dal quale un certo attrito lo separa, accorre per assicurargli tutti i confort che il denaro può comprare. Da uomo d'affari qual è, fa aprire per lui un reparto poco usato, perchè goda il silenzio, richiama intorno al padre ex-mogli e amici di una vita e gli procura eroina per controllare il dolore. Mano a mano che i due ricominciano a conoscersi, e a stimarsi, entrambi si preparano all'inevitabile separazione, uno dal suo passato e l'altro dalla Vita -separazione senza scampo, senza consolazione di Aldilà, volontaria come ultimo atto di autodeterminazione.
Arcand ci presenta non solo una toccante storia familiare, tratteggiando questo intenso rapporto padre-figlio, ma anche un passaggio di testimone epocale fra una generazione forse un po' passiva che coltiva il gusto della Bellezza e della Storia e quella nuova, vorace, fattiva, arrogante, libera e fragile, in una parola: barbara.
Spietatamente divertente nei dialoghi disincantati ma mai cinici, profondamente umano nel descrivere la paura verso il Dolore, questo film è bellissimo, un paradigma del genere. Ottimo cast, pieno di attori raffinati molto bene inseriti nella parte.

Commenti

  1. Non gli avrei dato mai credito, ma ormai mi passa tutto il cinema addosso (ed io sono un trituratore). Ho quasi nostalgia di questo film, anche se l'ho visto una sola volta, e non ricordo granché oltre alla trama L'ho comunque messo in archivio, da conservare con cura.

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