Ubriaco d'amore


Un film per vincere a Cannes deve per forza essere intellettuale e ansiogeno? Forse no, ma la visione di Punch-Drunk Love, qui conosciuto come Ubriaco d'amore, lascia intendere che aiuti.

Barry è un piccolo imprenditore impacciato e represso dalla costante presenza nella sua vita di ben sette (7!!) sorelle che lo tormentano. A causa delle continue pressioni psicologiche di cui è vittima fin dall'infanzia, è spesso preda di attacchi d'ira e aggressività fisica e verbale, che si estrinsacano ovviamente nei luoghi e nei momenti meno opportuni. Nel grigiore della sua esistenza compare Lena, una giovane inglese timida e fine, spesso in viaggio.

Barry comincia allora una escalation di assurdità: accumula miglia aeree sfruttando una promozione di una casa dolciaria, accumulando quintali di budino nella sua azienda, ruba vecchi inservibili harmonium trovati per strada, telefona ad una linea erotica. E, per quanto riguarda quest'ultima stranezza, mal gliene incoglie, dacché diviene oggetto di una serie di ricatti da parte della squillo che ha risposto e di quattro suoi amici poco raccomandabili.

Adam Sandler ha l'espressività di quei pesci palla che espongono nei ristoranti giapponesi: non riesco a decidere se lo trovo urticante in sé o se mi indospone così per l'estrema bravura nell'incarnare l'archetipo del passivo-aggressivo (che è il tipo di personalità più ostico con cui abbiamo a che fare nel nostro dipartimento). Al senso di angoscia e insofferenza contribuisce moltissimo l'uso della colonna sonora, volutamente brutta, martellante e opprimente, che sovrasta i dialoghi dei comprimari.

Inferiore a Magnolia, riuscitissimo se lo scopo del regista Anderson è provocare una reazione pantoclastica nello spettatore. Se volete rilassarvi, evitatelo con cura.

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