gli spazi bianchi

Ho deciso di scrivere qualche post, di tanto in tanto, seza recensire un film o un libro né alcunchè, ma solo dedicandomi al piacere di scrivere senza dover troppo sottostare ai vincoli della struttura sillogica del pensiero.
Sotto questa etichetta scriverò -poco, non temete: mega biblion, mega kakon, dicevano i greci, e vuol dire che se non sei Tolstoj è meglio non scrivere 2000 pagine, sennò le persone si annoiano- in modo analogico, seguendo un... pensiero laterale. Farò esprimere il mio emisfero destro. Tradotto in italiano corrente, mi sentirò libera di saltare di palo in frasca o, più poeticamente, di scandagliare gli spazi apparentemente bianchi della mia mente.
Tutta presa dalla mia piccola rivoluzione, ho anche deciso di cambiare sfondo al blog: voglio più aria, più bianco, più spazi vuoti.
Spesso non ci rendiamo conto dello sfrenato lusso intrinseco all'idea di vuoto. Chi di voi abita in città rifletta sull'idea negativa di spreco che accompagna un luogo inutilizzato: questa visione di riempimento necessario è opprimente ed è in fondo solo uno sciocco pregiudizio: che alcuni piccoli lussi non siano necessari alla quiete e alla ricchezza dell'anima.
Io amo lo spazio bianco, così come amo il barocco della mia città. I due si compensano, si cercano. Stasera il minimalismo mi accompagna sulla strada del ristoro.

Commenti

  1. "Io amo lo spazio bianco, così come amo il barocco della mia città. I due si compensano, si cercano. Stasera il minimalismo mi accompagna sulla strada del ristoro" = fantastico.

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