Viva Zapata!

Di E.Kazan, con M.Brando, A.Quinn. 1954


Vita e opere di Emiliano Zapata, che guido' insieme a pochi altri la ribellione del Messico oppresso da Porfirio Diaz per scoprire che dopo un tiranno deposto ne arriva spesso uno peggiore (cit Berta che filava, come ce la racconta Calvino).

Ammetto che non sono mai stata appassionata di storia centro e sud americana, e conoscevo molto vagamente il momento storico descritto. Popolo contadino, illetterato, sfruttato ed espropriato da un'élite pluto-militare: praticamente il riassunto dell'America Latina come si studiava vent'anni fa sui banchi di scuola. Non so se la situazione sia molto migliorata o se gli studenti di oggi continuino a rimuginare sull'unità d'Italia (a giudicare dalla situazione attuale, sull'Unità non sudano più di tanto...).

Why Emiliano Zapata's Legacy is More Relevant Than Ever ...
il vero Zapata
Su tre punti si regge il film: Brando, Kazan e Steinbeck. Il primo ha una tale presenza che anche in mezzo ad una folla spicca e attira lo sguardo, del resto ben prima che consciamente si possa capire che sotto quei baffi e la pelle abbronzata c'è il Marlon preferito della storia del Cinema. Che a pensarci bene, qual è la probabilità che Zapata avesse questi tratti? E nonostante l'improbabilità genetica, Brando è credibile sempre, tutto di bianco vestito sul suo cavallo bianco, immutabilmente solo verso la libertà, a qualunque costo.

Prod DB © 20th Century Fox / DR VIVA ZAPATA (VIVA ZAPATA) de Elia ...
Brando in Viva Zapata!
Kazan rende profondamente vivida la narrazione, ci fa partecipi. La sua camera a mano non dà quell'intile vertigine che normalmente accompagna questo artificio, ma trasmette, per una volta davvero, il senso del filmino familiare, ove si narra una storia quotidiana di ordinaria ribellione. Grazie a lui, le scene banalizzate altrove dalla rimasticazione infinita di un quarto stato abusato cui si spara alla schiena sono qui invece trucemente realistiche. Elia chiaramente credeva a quel che diceva.

E Steinbeck... è Steinbeck. I dialoghi sono corti, diretti, evidenti, snelli, intelligenti. La sceneggiatura è svelta, un piede nel "cambiare perché nulla cambi" e uno nell'ideale romantico dell'eroe cristico incorruttibile e puro. Ma dove sono finiti gli sceneggiatori degni di questo nome?










































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