Little Nemo in Slumberland
Oggi, 15 ottobre, si festeggia grandemente nel mondo del fumetto perché 109 anni fa nasceva un bambino di carta incredibile, Little Nemo.
Con questo personaggio, relativamente poco noto da noi, Winsor Mc Cay ha portato la comic strip nella dimensione onirica che Carrol ha mostrato nella letteratura. Facendo chiudere gli occhi al suo protagonista ha aperto la porta di un luogo dolcemente spaventevole ove le leggi della fisica si interrompono e i rassicuranti reperi della quotidianità sono irrimediabilmente svaniti.
Al primo impatto i sogni di Nemo appaiono appassionanti, colorati e divertenti, ma non sfugge come ai suoi occhi essi siano invece veri e propri incubi che dipingono sul suo volto continue espressioni impaurite e attonite. Il povero infante cade da improbabili botole che si aprono sul vuoto, sbigottisce di fronte a panorami quantomeno inusuali e si affanna alla disperata ricerca dell'amata principessa, che non ha ancora mai visto.
Lo stile di disegno rispecchia fedelmente gli stilemi dell'Art Nouveau, con volute, onde, riccioli e mille dettagli quasi leziosi. I colori sulle tinte pastello tendono a trarre in inganno sulla natura terrifica dei sogni, rendendoli di fatto ancora più inquietanti.

I viaggi di McCay nel mondo di Morfeo hanno ispirato, e continuano a farlo, moltissimi disegnatori recenti, da Watterson a Moebius a Giardino, a loro volta capaci di restituirci immaginari vividissimi e sorprendentemente irrealistici.
Ci resta solo un dubbio: che tipo di bambino era Nemo da sveglio: somigliava più allo scalmanato Calvin o all'inibito Charlie Brown?
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