Caro Diario

Film profondamente autobiografico, si divide in tre episodi in cui Moretti ci racconta, nell’ordine, il suo rapporto di profondo amore con Roma, il caos delle vacanze “rilassanti” e la sua lotta non contro il cancro ma con i medici che pertinacemente si ostinavano a non diagnosticarglielo.

Il secondo capitolo del diario è forse il più ironico, ma rimane freddo e non mi ha coinvolto profondamente. È di certo la flessione noiosa dell’incedere morettiano, seppure con una divertente digressione sulla dipendenza da tv che assale anche gli intellettuali più insospettabili.
Il terzo mi è piaciuto molto, nonostante fossi sconvolta e terrorizzata dall’incredibile numero di medici titolati che si sono lasciati scappare una diagnosi facilissima, evidente, assolutamente obbligata: alla fine la morale della storia è che i dottori fanno parte di una classe di persone che sa “parlare, ma non sa ascoltare”.
La porzione più poetica e riuscita, però, secondo me rimane la prima, in cui il regista attraversa in Vespa i diversi quartieri romani, trovando spunti di bellezza in ogni dove, con afflato contemplativo e finezza paesaggistica, senza cadere nella scontatezza.

Senza essere il mio preferito della filmografia del regista (il posto è saldamente occupato da La Messa è finita), Caro Diario è una bella prova, intimista e non banale, dal ritmo lento ma con spunti di comicità intensa.

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