Almost Blue
Forse il libro più
famoso di Carlo Lucarelli, è una rivisitazione all’italiana del
classico thriller americano col serial killer.
Ci sono un po’ tutti
gli stereotipi del genere, dall’ispettore Grazia Negro, giovane e
grintosa, che sogna Clarice Starling, e c’è l’aiutante di turno
con una dote particolare. Se negli anni Novanta l’ultraclassico era
l’hacker, qui ne troviamo una versione particolare, un cieco che
usa uno scanner sonoro per colorare la sua vita piuttosto solitaria.
Infine c’è l’assassino, con tutto il suo corteo di traumi
infantili e psicosi irrisolte, che si scava un pezzetto di pagina di
tanto in tanto, raccontandoci in prima persona le sue sempre nuove
incarnazioni.
Il primo e più grande
pregio del libro è di essere totalmente privo di quelle grevi,
spesso disgustose e assolutamente inutili minuziose descrizioni delle
vittime e delle violente torture loro inflitte dal maniaco di turno.
L’autore suggerisce, crea un certo pathos, ma senza compiacersi
eccessivamente, e il lettore ringrazia. Inoltre tutta l’azione, che
copre poche settimane, si spande per non più di 200 pagine, a
differenza dei molti tomi ponderosi pieni di ripetizioni tipici di
questo genere di produzione letteraria.
Dall’altro lato la
suspance è moderata e i protagonisti non riescono a conquistarsi la
nostra simpatia: Grazia è troppo fredda e anche un po’ immatura,
Simone è un filo caratteropatico ma soprattutto è la copia
conforme, maschile, di Grazia, e l’assassino… be’, è
l’assassino. Insomma, più di tanto non si può empatizzare,
mi sembra evidente!
Nel complesso è una
piacevole lettura da spiaggia, ma forse negli anni è invecchiato
male.
Io avevo visto il film e non mi era dispiaciuto nonostante forse anche quello sarà invecchiato sicuramente male col tempo...
RispondiEliminaNon ľho visto, ma magari lo recupero!
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