Noah

D. Aronofsky. Con R.Crowe, E. Watson, J.Connelly, A.Hopkins, 2013. 145'

Dopo l'assassinio di Abele, i discendenti di Caino hanno colonizzato la terra in maniera brutale; la discendenza di Set, il terzo fratello, è ridotta ad uno sparutissimo manipolo che abita sterili montagne e vive rispettando la Creazione. Noé, ultimo dei loro capifamiglia ha una visione: piogge mai viste scuoteranno il mondo e compito suo sarà preservare le specie animali, custodendo in un'Arca una coppia
di ciascuna. Nel preparare il tutto, con l'aiuto dei Vigilanti (angeli caduti coperti di terra e pietra), assiste più volte alla barbarie efferata dei Cainidi e, schifato, interpreta gli eventi come la prova che Dio vuole riportare l'Eden al suo stato originario, ante homo. Così non solo nega una moglie ai suoi due figli minori, ma quando la moglie del maggiore concepisce crede sia suo compito sacrificare le creature all'Altissimo.
Il cigno nero mi era piaciuto molto e quindi, nonostante avessi visto un trailer non proprio convincente, avevo deciso di dare fiducia al regista. Gli attori sono bravi e si sforzano di recitare con dignità anche nei momenti di pathos più urlato e di disperazione più nera. Reggono le quasi due ore e mezza garantendo sempre un certo ritmo.
Altro plus del film è l'interessante visione della creazione in senso evoluzionistico (gli animali che si selezionano dopo il diluvio, la spiritualizzazione dei grossi rivolgimenti naturali che la Terra ha attraversato) e in parallelo anche l'evoluzione del rapporto tra Dio e l'uomo: prima un Signore giudicante e crudele che governa su uomini pari a bestie, poi man mano che l'umanità procede verso il meglio anche Dio gli rivela il suo volto più misericordioso (fino all'avvento di Gesù).
Poi c'è il resto, e per essere delicati è una calamità (non) naturale. La realizzazione sembra un incrocio tra Titanic e Il signore degli anelli, tra le tonnellate d'acqua che sembra spruzzare dai geyser invece che piovere dal cielo e le fucine prese di peso da Mordor. Tutta la gestione della trama è deficitaria, soprattutto nella prima parte che riassume l'inizio della Genesi e non parla per nulla del rapporto tra gli uomini e Dio, né tra questi e il singolo Noè, annegato nei suoi dubbi. Dopo una breve visione, il povero protagonista non è mai più contattato dal Creatore, affonda in una forma di nichilismo anti-umanista e arriva a negare ai figli la possibilità di prender moglie (ma quando mai!). L'allontanamento dall'originale massimo nella figura dei Vigilanti, tratti da uno scritto apocrifo di Enoch e forse mutuati un po' dalla figura ebraica del golem: tutto bene, se non fossero così ridicoli.
Credo che alla base dell'opera ci fosse anche un intento ecologico, peraltro non dispezzabile, ma che non ha sfruttato l'aspetto favolistico della storia tramandataci. Per esempio la rappresentazione degli animali è del tutto marginale e realizzata completamente in CGI, e lo stesso dicasi per le immagini della creazione. Regista, passa a riguardarti The tree of life, così impari come si fa. Un altro livello.
E per finire, d'accordo il patente desiderio di riportare il colossal biblico ai fasti degli anni andati, ma non era il caso di riprendere certi assurdi anacronismi, tipo Matusalemme che beve il tè (ebbene, sì!! e con due patate fritte, magari) e per migliorare la trasmissione tra Noè e Dio, in quello del nipote aggiunge un fungo allucinogeno. 

Per quanto riguarda la sala, il Reposi è ormai un cinema pieno di schermi tristemente piccoli e poco soddisfacenti. La sala 4 è stretta e piana, quasi da oratorio, e ha mortificato i bei paesaggi islandesi della scenografia. Bocciata.

Commenti

  1. Segnalo la parodia che Stefano Disegni ha pubblicato sul numero di maggio di CIAK
    "è un gran film comico... la più esilarante cazzata della storia del cinema!"

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  2. Sono assolutamente d'accordo :) Abbiamo riso e parlato tutto il tempo, e nessuno si è sognato di zittirci. Mi vergogno un po', ma è stato piuttosto divertente.

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  3. Mi sono visto tutti e cinque i precedenti film di Aronofsky, e pure con gran diletto, ma non ho avuto il coraggio di vedermi questo.

    Non mi azzardo a difendere un film che non ho osato vedere, ma noto che Aronofsky non ha necessità di prendere lezioni da nessuno, nemmeno da Malick. Vedasi L'albero della vita per un convincente esempio della sua capacità di gestire una visionarietà che ha del galattico (ma solo se si ha molta pazienza, che il film ha un peso specifico altissimo). E' che ogni tanto i film non riescono. Succede.

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    1. Anche io ho molto amato altri suoi film, a partire da Il cigno nero, opera di grande intelligenza e sottigliezza psicologica. Però non è che solo perché sei indubbiamente dotato ti puoi permettere di rifilare al mondo (che si fida di te) una schifezza così! Lo dice pure Dante che tradire chi si fida è gravissimo: ti precipita verso gli ultimi gironi dell'inferno. E poi non ti puoi lamentare se i "fregati" si risentono :)

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  4. Un film biblique où on découvre des choses étonnantes: des sacs à dos qui semblent sortis de Decathon (Noé: à fond la forme!), des personnages qui boivent le thé dans des paysages islandais, ou encore des tests de grossesse basés sur la salive. Entre nous: on sait ce que le scénariste avait fumé?

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