Le letture con cui sono cresciuta: l'infanzia e la prima adolescenza
Anche io partecipo ad un altro dei tanti meme nostalgici del Cannibal Kid, che come sempre potete apprezzare qui, nella sua pagina.
La mia carriera di lettrice comincia molto presto, assai prima che quella di cinefila e infinitamente prima di melo-appassionata (ché melomane mi sembra pretenzioso, non sono all'altezza). Si divideva equamente tra libri e fumetti, e in verità tale suddivisione ancora mi accompagna.
1)Titì: erano le avventure di Titti e Silvestro, raccolte in un giornalino che sta ancora insieme con l'aiuto dello Spirito Santo e, più profanamente, di una bustina di plastica che lo contiene. E' il mio cimelio, praticamente sta alla mia collezione di fumetti come il primo cent a Paperone. Me lo leggeva papà prima di dormire prima ancora che imparassi a leggere (cosa che ho comunque fatto molto presto perché ero troppo curiosa per poter vivere senza) e se per una sera non lo si aveva sottomano, il poverino di futura canonizzazione lo "leggeva sulle mani", nel senso che ormai lo sapeva a memoria e faceva finta di voltare le pagine. Probabilmente, quando l'Alzheimer mi coglierà, le ultime cose che ricorderò saranno le storie di Titti. Poteva andare peggio.
2)Il Corriere dei Piccoli: geniale settimanale per bambini di tutte le età, pubblicava i primi manga che comparivano in Italia, i Puffi e una serie di fumetti bellissimi, tra cui ricordo con particolare amore Arcibaldo e Petronilla (in rima), il diario di Stefy (una bambina terribile) e le storie di Gino, un mini-corso di etologia a fumetti sceneggiato benissimo.
3)Le piccole donne: a guardarlo con occhio critico, direi un manuale di parenetica protestante. Però rimarrà sempre nel mio cuore per molte ragioni. La prima è che è il primo romanzo "intero" che ho letto autonomamente; la seconda è che sono partita con l'idea di somigliare tanto a Jo, maschiaccio anticonformista, e con gli anni mi sono resa conto di immedesimarmi molto di più in sua sorella Amy. Le sorprese della vita non finiscono mai.
3)Il giardino segreto: questo è un vero capolavoro senza età e fui io a consigliarlo ai miei genitori che lo amarono molto. Con questo romanzo comincia la mia carriera da suggeritore di libri e addetta di casa al Dipartimento Tempo Libero e Arti. La protagonista intelligente e musona, graziosa ma non bellissima, mi è sempre stata simpatica, in barba a tutte le Pollyanna e le principesse sul pisello del mondo.
4)Il mondo di Kitt: sconosciutissimo libro che narra infanzia e giovinezza di una ragazzina timida, sparuta e un filo depressa che coltiva in silenzio il suo amore per l'amico di infanzia Sven a cavallo della seconda guerra mondiale, vista dall'insolita prospettiva dei paesi scandinavi. Era un vecchissimo libro di mia mamma che trovai nella casa in Calabria dai miei nonni quando passavo con loro lunghe estati assolate. Romantico all'estremo, ha una protagonista un filo triste, ma resistente come acciaio, che -rifiutata da sua madre- in pieni anni quaranta si rimbocca le maniche e va a fare la maestra di asilo invece che aspettare che piova la manna dal cielo. Tostissima.

6)Il gabbiano Jonhatan Livingstone: manifesto New Age, lo lessi alle medie per un compito e mi restò nel cuore. Conservo ancora la copia che mi regalò la mia prof delle medie, una delle figure-guida più importanti della mia vita, a cui penso ogni volta che una svolta importante mi si (im)pone davanti. E ogni volta, cerco di passare al livello superiore.


9)Kitchen: primo libro di Banana Yoshimoto, era la perfetta crasi tra letteratura di buon livello e shojo manga. La parte più bella era Moonlight Shadow, la sua tesi di laurea, un breve racconto che esprimeva con insolita vividezza la sensazione di solitudine e di irrealtà che si affronta durante l'adolescenza, la paura della morte e i riti per esorcizzarla. Era così fresco e vero!
E scoprii anche Mike Oldfield, la cui canzone diede il nome all'opera.
10)Demian: perfetta continuazione del wildiano "il fine dell'esistenza è realizzare se stessi", Demian nella sua mantella e dietro la sua espressione enigmatica fu essenziale al ginnasio per spiegare a E.Sinclair che bisogna faticare per uscire dal proprio uovo. Senza attraversare questo processo l'uccello non sarà mai libero. Probabilmente il miglior libro di Hesse che abbia letto, e certo molto migliore dell'osannato Siddharta.
BELLO
RispondiEliminahai raccontato te stessa, la storia della tua vita
dal primo giornalino a Hermann Hesse
Grazie! Mi fa piacere che leggere della mia storia personale non ti abbia annoiato :)
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