Venere in visone
Di D.Mann, con L.Taylor, L.Harvey. 1960. 109'
Pesante, pesante, pesantissimo. A tratti un po' noioso. Si percepisce che Liz Taylor non aveva tanta voglia di girarlo, perché recita in mdo svogliato, centrando tutto sulla sua bellezza, ma senza dare al suo personaggio quel fuoco interiore che era riuscita, per esempio, a infondere alla protagonista di La gatta sul tetto che scotta. Non si capisce come sia riuscita a prendere un Oscar per la parte, quando le era stato negato per interpretazioni decisamente più memorabili... ma si sa che i giurati dell'Academy ogni tanto prendono qualche scivolone. La nomination per la fotografia mi ha sorpreso perché è piuttosto piatta, ma non si può negare che i colori terrosi, scuri ed esausti rendano efficacemente un certo disagio morale che aleggia nell'opera.
Nonostante lo sguardo vigile della madre e dell'amico d'infanzia Steve, Gloria scivola da una vita da modella a un impiego più equivoco, finché non conosce e si innamora di Weston, un ricco signore maritato per interesse.

La regia non è memorabile, così come la sceneggiatura. Il passato triste di Gloria si indovina almeno mezz'ora prima della rivelazione SPOILER, ATTENZIONE degli abusi da lei subiti da ragazza, ma non si capisce chiaramente in che cosa la donna li abbia tradotti. Sono responsabili dell'amore per un uomo sposato? O del desiderio di rispettabilità? Insomma, non siamo certo di fronte a Marnie.
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