Rob Roy

Come avevo già capito dopo aver letto Ivanhoe, il nome che dà il titolo ai libri di Walter Scott non è il vero protagonista della vicenda.
Francis lo è piuttosto, un ragazzo col bernoccolo del poeta che, inviato dal padre inglese a studiare economia in Francia, si è invece dedicato all'approfondimento delle rime. Quando il padre scopre questo attaccamento frivolo, lo spedisce nel Northumberland da suo fratello, signorotto cattolico rozzo e fiero pieno di figli zotici, salvo l'anche troppo raffinato Rashleigh, e zio di una splendida e indipendente ragazza. Ella, Diana Vernon, non tarda a catturare le attenzioni di Francis, da cui è tuttavia divisa per religione e credo politico (essendo lui protestante e filo-inglese, mentre lei è cattolica e sostiene i Giacobiti).
Quando Rashleigh scappa col bottino, dopo un doppio tradimento al re inglese e ai Giacobiti, Francis è costretto a inseguirlo per mezza Scozia, dove incontra a più riprese Rob Roy, ambigua figura a metà tra mascalzone, rivoluzionario, cuorcontento e uomo d'onore.
Questo è il libro del mio viaggio di nozze, quindi ovviamente ci sono molto affezionata, ma a parte l'aspetto emotivo ha molti pregi. E' un romanzo vero, con una struttura solida, azione, trama, filosofia tenuta bene a bada e tutti gli ingredienti che permettono ad un libro di farsi leggere con avidità. Ha dei protagonisti ottimi: Francis è sognatore ma non ebete, Rob Roy è tutto d'un pezzo ma nasconde le sue ombre -che gli donano spessore-, Rashleigh è malvagio ma estremamente colto, e Diana è uno dei personaggi femminili migliori della letteratura inglese: giovane e belissima, ha uno spirito estremamente indipendente e caparbio, è intelligente e vivace, fedele ma mai passiva e sopporta fisicamente prove maschili. Insomma, Scott è un proto-femminista!
Il baronetto scozzese nasconde ancora un asso nella manica, la cifra stilistica che fa di Rob Roy un documento alquanto peculiare e lo accomuna agli altri grandi romanzi di quell'epoca, che contribuirono a creare le lingue nazionali come noi le conosciamo: soprattutto nella parte centrale, c'è un sacco di dialetto scozzese, interessantissimo per chi volesse confrontarsi con un idioma para-inglese divertente e insolito. Attenzione, però, perché il tempo di lettura di queste porzioni duplica (o triplica) facilmente, è come per un tedesco leggere il Catarella di Camilleri dopo aver sempre studiato e sentito l'italiano di Manzoni.

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