Dieci inverni

Camilla e Silvestro si incontrano nella laguna veneta e si innamorano senza accorgersente. Diventano amici, si scambiano appartamenti, vanno a coabitare; lei va in Russia e allaccia una relazione con un maturo drammaturgo con un figlio, lui che sembrava più disorientato si laurea prima di lei e comincia a lavorare in una specie di vivaio per bambini. Si desiderano da lontano, si feriscono, si maltrattano e finalmente capiscono di amarsi, dopo dieci inverni.
Film intimista, il cui tono crepuscolare è sottolineato dalla fotografia bruna e gli interni bui e ombrosi, che trasmettono il freddo in cui i protagonisti si incontrano: lui che cerca di allontanarlo col sole e la vitalità dei vent'anni, lei che lo ricerca attivamente come mezzo per isolare e definire i suoi interessi. 
Mieli costruisce un'opera prima delicata e bella, forse un po' da Festival, che però non annoia, con due protagnisti bravi e simpatici. Michele Riondino rende bene il giovane scanzonato che non ha il coraggio di fare il primo passo per impegnarsi fino in fondo, Isabella Ragonese è espressiva e intelligente anche nell'interpretare l'intellettuale problematica vittima della sua stessa complessità, ripiegata su di sé.

Commenti

  1. Chissà se è questo il film in cui i due protagonisti attraversano la stessa piazza, dopo anni che non si vedono, e non si incontrano. Rimarrebbe pure impressa nella memoria, se non fosse così volatile...

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