Men In Black - I e II
Il giovane Will Smith è un
bravo poliziotto, non ha famiglia che si preoccupi di lui ma mostra una
notevole apertura mentale: il candidato ideale per entrare nel MIB, la sezione
speciale di “unspeakable” –come
verrebbero chiamati in Harry Potter- che si occupa di interrelazioni con gli
altri mondi e i loro abitanti immigrati da noi.

Pieno di umorismo, di
invenzioni visive e di battute fulminanti, MIB è una parodia molto più che un
film di fantascienza, che resterà nella storia del cinema, seppur di genere minore.
Nonostante l’assenza di significati ulteriori –salvo la chiusa, ironica e
poetica- è riuscito a scavarsi un posticino nella memoria collettiva, complice
la colonna sonora scanzonata e i due irriverenti protagonisti, e non invecchia
con gli anni: il primo è datato infatti 1997.
Il secondo film vede J andare a recuperare il vecchio K, per necessità di servizio. Sonnenfeld dirige qui un sequel meno bello dell'originale, ma comunque divertente. Ancora non ho visto il terzo: me lo consigliate?
Personalmente sì. Lo spirito è lo stesso dei precedenti film: ironia, divertimento e, cosa non secondaria, la brevità della pellicola, che è importante per non appesantire e rallentare il ritmo. A me sono piaciuti tutti e tre...
RispondiEliminaconcordo con Kelvin
Eliminail terzo episodio è simile ai precedenti: non è roba raffinata, ma non mancano gags gustose (come quella che riguarda ANDY WARHOL e la sua Factory)
Amo il primo da quando è uscito al cinema. Basta vedere com'è ritratto Spielberg per capire l'operazione.
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