A Single Man

George è un tranquillo (ma non troppo) professore di letteratura in una Università di secondo piano a LA, sullo sfondo della psicosi anti-cubana del 1962. Da poco ha perso Jim, il grande amore della sua vita, ed esita tra la ripresa di un contatto col mondo e l'autoesilio dallo stesso. Sconvolto dal dolore dei ricordi, osserva in una sorta di trance il fascino della Vita e della Materia, mentre coltiva i legami umani che, soli, hanno ancora potere su di lui, soprattutto quello con l'amica Charlie e con un suo allievo.
Esordio alla regia di Tom Ford, A Single Man è un film riuscitissimo, pieno di amore per il mondo e di poesia, malinconico ma capace di ridere dei nostri aspetti grotteschi, senza mai una scena grossolana. La fotografia seppiata contribuisce all'eleganza iconica dell'insieme, ma in effetti ogni aspetto del film sembra un Sacrificio alla Vera Bellezza platonica: ogni cosa è bella, dalle inquadrature, agli attori, alle automobili, ai vestiti, agli occhiali, ai cani. Una festa per gli occhi. L'estetismo soverchiante del regista trasforma la semplice visione in un'esperienza multisensoriale, donando alle immagini una corposità che qualsiasi 3D sogna MOLTO sbiaditamente: l'illusione del profumo delle rose, dell'odore di pane tostato del cucciolo di Fox-Terrier e la sensazione tattile del suo pelo, il sentore di Arpege sul collo di una giovane assistente acqua e sapone... per evocare un'opera d'arte che riuscisse efficacemente a trasmettermi sinestesie così acute devo rivangare Pascoli, col suo odore di fragole rosse.
Ottimo cast, in particolare il protagonista, un Colin Firth smagliante, migliore che nel film che gli ha recente valso l'Oscar. Splendida come sempre, e sempre brava, Julianne Moore.
Tom Ford è incredibile, perché ogni cosa che fa gli riesce benissimo, in modo apparentemente semplice. Non è vero, non è semplice affatto: richiede anni di studio, dedizione, intuito, desiderio, intraprendenza, passione, incrollabile volontà: una carriera come la sua non è spontanea, come potrebbe essere spontanea un'ortica. Al massimo è naturae, come è ancora naturale un'orchidea. Bravo.

Commenti

  1. film molto affascinante e anche per me colin firth era decisamente meglio qui che nello sbadiglioso discorso del re..

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  2. Per tutto il film uno spera che George non compia l'insano gesto...e poi muore lo stesso! :(
    Resto un po' perplessa.

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    1. la sua morte ricorda un po' quella del Principe di Salina: arriva quando ha capito che nella Vita ogni cosa è al suo posto, e tutto segue placidamente il suo corso!

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  3. Concordo con Cannibal Kid: Firth meritava l'Oscar per QUESTO film, non per 'Il discorso del Re'. Ottimo prodotto, comunque, basato su uno straordinario romanzo di Christopher Isherwood, di cui ne è la tradizione fedele. Molti lo hanno accusato di essere 'patinato' e 'impersonale', senza rendersi conto che è proprio questa l'atmosfera che pervade il racconto. E che perterà il protagonista all'esasperazione. Bello, niente da dire.

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    1. Impersonale?? C'è veramente gente che dice di tutto...

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  4. Tralasciando l'estetica regnante direi che è la storia, con l'intelligente inserimento nella crisi cubana, a farne un film da rivedere. Colin Firth è una conferma, fin dai tempi di Bridget Jones....

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