Wit - La forza della mente




Emma Thompson è una professoressa universitaria di letteratura inglese del diciassettesimo secolo, specializzata nell'analisi di J. Donne. Un brutto giorno si accorge che qualcosa non va, si sente più stanca, avverte dei dolori inusuali. E' cancro, già in stadio avanzato, e il suo medico le propone una cura sperimentale estremamente aggressiva che è la sua unica speranza. L'entrata nel protollo scientifico però non produce i benefici sperati, e ha l'aggravante di farla sentire una cavia da laboratorio. A questo si aggiunge la profonda solitudine di una donna che ha pochi amici, tra cui nessuno così caro da trascorrere gli ultimi giorni con lei, e nessun familiare: il rapporto con i medici si rivela asettico ad essere generosi, con l'unica luce di umanità dell'infermiera che la assiste e l'aiuta a camminare verso la morte. L'angoscia esistenziale che Donne risolveva nella fede oggi, nel nostro cielo vuoto di dei, la perseguita e il dolore fisico la distrugge lentamente, mentre solola forza della mente le può venire in soccorso, facendo appello al suo bagaglio culturale e spirituale.


Film molto intenso, spaventosamente vero, giustamente premiato agli Emmy Awards.


Porta con sé una critica aspra al sistema sanitario composto da medici insensibili e freddi, del tutto incapaci di empatia: non avendo mai lavorato in America, non so nulla di come vi venga gestita una corsia oncologica, ma mi sembra poco probabile che il 100% dei dottori sia come quelli descritti dal cliché iniziato con Un medico, un uomo. Ho visto molti medici distaccati e mi è capitato di lavorare con persone forse più adatte alla ricerca di base che non all'attività clinica, ma i sanitari descritti in questo genere di produzione sono monolitici nella loro insufficienza affettiva. Possibile che siano tutti così? E' difficile da accettare forse, ma anche i medici sono esseri umani: tra loro vi sono quelli più portati all'immedesimazione e alla condivisione dei sentimenti, altri sono invece più analitici e meno interessati al lato umani dei pazienti. Non c'è la valutazione dell'empatia nel test d'ammissione, anche se magari quest'assenza è errata.

E gli infermieri, che in questo tipo di film sono sempre TUTTI straordinariamente dediti alla persona del malato, nella realtà non sono tutti così -anche se in effetti, molti ci si avvicinano-: sorprendentemente, sono esseri umani anche loro, come i medici e -concetto ancora meno accettato dalla popolazione che non vive in un ospedale- come i pazienti, e non sono tutti perfetti.

Commenti

  1. Secondo me ti sei lasciata distrarre dall'aspetto professionale e hai finito per lasciare in secondo piano quello che a me invece è sembrato il tema principale. La ricercatrice Bearing scopre (ohimè troppo tardi) di aver dato troppo spazio alla sua razionalità trascurando la sua emotività. Il comportamento dei medici (e anche degli infermieri, è solo una che fa eccezione, gli altri non ricordano nemmeno il suo nome, la lasciano sola per prendersi una pausa, etc) a mio avviso viene evidenziato solo per far da specchio al carattere della protagonista e alla sua tardiva illuminazione su quanto fosse stata sbilanciata la sua esistenza.

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