camera con vista


Cast di primo piano (Judy Dench, Daniel Day Lewis, Maggie Smith, Helena Bonham Carter) e corredo acustico pucciniano per un film lento, pensoso, tratto da un libro lento, pensoso.

Lucy si trova a Firenze e a causa di un’erronea attribuzione di camere conosce un giovane intraprendente e un po’ irriguardoso nei confronti dell’etichetta tardo-vittoriana. Al suo ritorno in patria l’attende Cecilio, promesso sposo rigido come un busto in gesso, che lei accetterebbe di buon grado se George, il ragazzo da poco incontrato, non facesse irruzione nella sua vita, costringendola ad assecondare i desideri e le passioni del suo cuore.
Sia il film sia il libro dipingono dunque il particolare di una fanciulla, in una cornice di un’epoca che sa di esser libera a sufficienza per potersi scrollare di dosso i suoi retaggi medievali, ma dura fatica a scoprirne il modo e raccogliere il necessario coraggio per affrontare un salto nel buio. Forster si interrogava di più, rispetto ad Ivory, sulla necessità e la difficoltà di un processo di conoscenza interiore quasi sconveniente, al tempo -soprattutto per una fanciulla che ignara di sé sarebbe sicuramente stata molto più mite e forse anche più felice- portando avanti la poetica intimista filo-psicanalitica, senza mai risolversi però ad usare una qualsivoglia forma di flusso di coscienza, alla maniera dei più moderni Woolf o Joyce, camminando invece al sicuro in una cifra stilistica piuttosto tradizionale.

Commenti

  1. Concordo! Film e libro splendidi, molto intimisti ma senza sfociare nella psicanalisi.
    Inoltre l'evoluzione del personaggio di Lucy dà proprio l'idea di come una fanciulla, se ben guidata dal cuore e dall'istinto, possa liberarsi di catene medievali e vivere appieno la sua vita

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