L'ombra del vento

Esordio di Zafòn, ambientato nella Barcellona degli anni Cinquanta, con un bambino ingenuo ma sveglio, un padre buono e malinconico, un posto perduto nelle nebbie del mistero.
Compiuti i dieci anni Daniel viene accompagnato dal papà nel Cimitero dei Libri Dimenticati, dove adotta un romanzo bellissimo, L'ombra del vento, che uno strano signore vuole disperatamente bruciare. Qualche anno dopo, con il cuore infranto da una donna capricciosa e cieca, Daniel si trova a dover risolvere l'intrigo che ha dato vita al libro, insieme all'amico Fermìn, ex spia del governo e anello mancante tra l'uomo e il pesce martello (poiché nel suo scheletro si trova un'incredibile quantità di cartilagine, quasi tutta concentrata sul naso e sulle orecchie), e a Beatriz, sorella del suo migliore amico.
Davvero un bel thriller, che vi lascerà con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, ma si concede i suoi momenti di relax con qualche battuta gustosa che strappa un'allegra risata.
Scritto abbastanza bene e con equilibrio, pecca forse in un eccesso di omaggi e riferimenti, ciò che da vezzo postmoderno tende a tratti a trasformarsi in un'ostentazione di cultura. Si nota anche qualche scivolone nella costruzione della trama: talvolte per portare alla luce ricordi morti con i loro possessori compaiono stralci di racconto in corsivo che non si sa chi stia raccontando, o come arrivino ai personaggi principali; altra incoerenza che mi ha sorpreso è come potesse un medico -per di più cinquant'anni fa- diagnosticare con apparente certezza una gravidanza cominciata da appena tre giorni.
In ogni caso, questi piccoli nei non privano la narrazione della sua freschezza e gradevolezza, che ne fanno un libro meritevole di essere letto.

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