L'Imperatore di Parigi

Di J-F Richet, con V.Cassel, F.Luchini, O.Kurilenko. 2018, 119'

Vidocq è un eterno evaso, è già riuscito a scappare da più di una prigione di Francia. Dopo aver visto il tracollo dell'Ancien Régime e combattuto durante la Rivoluzione, la sua ultima evasione avviene già sotto il Primo Impero. Vorrebbe farsi passare per morto e, sotto falso nome, riprendere una vita comune da commerciante di stoffe, ma il passato bussa alla sua porta e per sottrarsi al suo destino di criminale si offre al prefetto di Parigi come "ripulitore" in cambio di una lettera di Grazia.


Dopo il Conte di Montecristo, un altro celebre evaso, e stavolta reale. Benché romanzata, la trama del fim poggia su avvenimenti reali, che seguono un breve tratto della vita di Vidocq, l'uomo dai mille volti. Criminale, senza dubbio, fu il primo poliziotto di Francia a conoscere una fosca notorietà, odiato dai suoi antichi colleghi in quanto traditore e disprezzato dai colleghi nuovi poiché ancora troppo legato alla feccia di cui si sbarazzava. Visse in un periodo storico movimentato, e contribui' indubbiamente a vivacizzarlo ancora, al punto che la mafia locale e gli alti comandi lo consideravano l'Imperatore di Parigi (Napoleone era Imperatore di Francia, d'Europa e di mezzo mondo, ma dell'aristocrazia parigina no, mai).

Il film è violento e oscuro, nei colori e nelle intenzioni, cio' che non sorprende visto l'oggetto dell'intrigo; resta comunque un ottimo thriller con un gran ritmo e dei bravissimi attori. Le attrici sono, al contrario, non particolarmente brillanti e alle prese con dei ruoli di donne scialbe e poco vivaci di spirito. Cassel invecchia ma con brio, e illumina Vidocq di quella tragicità implicita di chi passa incessantemente da una prigione ad un'altra di tipo diverso. Luchini è geniale nel ruolo di Fouché, ministro della polizia lucido sino al cinismo.

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