La finestra di Orfeo - Orpheus no mado



Ryoko Ikeda è forse la più grande mangaka di cui abbia mai letto le opere e il suo Orpheus rappresenta l'acme della sua produzione, sia dal punto di vista grafico che da quello della complessità della trama.
Appassionata storica, con una notevolissima preparazione in ambito europeo, ci porta per mano nella Mitteleuropa dei primi trent'anni del Novecento.
Cominciamo da Ratisbona, bagnata dalle gelide acque del Regen e da quelle più torbide del Danubio, dove facciamo conoscenza con il solito trio di comprimari: stavolta sono due lui (il biondo, Klaus, e il bruno, Isaak) e una lei che per motivi testamentari deve fingersi un lui (Julius). Tutti e tre studiano al conservatorio e la leggenda della scuola vuole che due amanti che si incontrano scorgendosi dalla finestra "di Orfeo" siano destinati ad amarsi appassionatamente ma tragicamente. Sia Klaus che Isaak vedono Julius di là e non tardano a scoprire la sua natura femminile, fragile e oscura (alla tenera età di sedici anni ha già le mani macchiate di omicidio). Quando Klaus ritorna in Russia, patria da cui fu esiliato come dissidente politico di sinistra, Julius comincia a perdere il senno e si distacca sempre più da Isaak che parte per l'Austria e si afferma come pianista su scala internazionale -almeno finché le sue dita lo assistono, e le sue scelte sentimentali disastrose non contribuiscono a rovinarlo. Julius dal canto suo abbandona Ratisbona e quel che resta della sua famiglia distrutta dagli intrighi e parte per San Pietroburgo dove perde la memoria prima di ritrovare l'amato Klaus...
Se a Vienna possiamo dare un'occhiata ai salotti aristocratici della Grande guerra, a San Pietroburgo siamo introdotti in un'altra grossa porzione di Storia, tra intellettuali rivoluzionari divisi fra loro, famiglie imperiali assediate da ambigui monaci-santoni e alti ranghi militari fieri e potentissimi, come la famiglia Yusupov, realmente esistita, come molti dei personaggi secondari delle opere della Ikeda. Persino le chiese e le piazze delle città sono rappresentate con estrema minuzia, dalla meravigliosa basilica di San Salvatore sul sangue versato alla piazza dei Decabristi, da TsarkoeSelo al palazzo d'Inverno, passando per la residenza degli Yusupov, di splendore e ricchezza inenarrabili. Ricordo con estrema emozione il viaggio in cui ebbi l'opportunità di ammirare tali meraviglie e, ogni volta, Orpheus no mado è capace di riportarmi a quegli istanti di estatica ammirazione. San Pietroburgo è un luogo che ti resta nel sangue per sempre.
Lo stile del disegno si modifica molto nel corso dei numerosi (18) volumi dell'edizione originale: parte molto stilizzato e art nouveau per diventare più barocco e realistico nella seconda parte. A me piace più l'inizio, ma è questione di gusti: sul livello alto generale non penso si possa obiettare.
Oltre alla precisione storica che già ho sottolineato, non priva di un'analisi personale piuttosto acuta e di una chiara presa di posizione dell'autrice, ciò che dà all'opera il suo valore è la caratterizzazione approfondita dei personaggi, anche quelli secondari. L'unico comprimario a cui nessuno si affeziona mai è proprio il retto e noiosissimo Isaak... parti minori come la sorellastra Maria Barbara, il violoncellista Davidt e persino la cattiva Annelotte sono decisamente carichi di fascino, personalità delineate a tutto tondo e capaci di stagliarsi sullo sfondo degli avvenimenti che scossero l'Europa.
Se nel precedente Le rose di Versailles (Lady Oscar, per intenderci) eravamo di fronte ad un'opera giovanile brillante e ad un grande affresco della Rivoluzione Francese, con una protagonista tutta fiera della sua androginia, alla disperata ricerca di un'affermazione come essere umano al di là della definizione di genere, qui l'altra grande Rivoluzione della storia occidentale viene affrontata da un punto di vista più maturo, con una protagonista che per vivere fino in fondo la sua femminilità (nascosta per volere altrui) rischia tutto ciò che ha e si sfuma nella figura di una moderna Crimilde.

Commenti

  1. Da patita di Mitteleuropa, non ho potuto fare a meno di leggere il tuo post "La finestra di Orfeo", ma... Ryoko Ikeda forse non sa che Ratisbona (Regensburg in tedesco) NON è bagnata dal Reno, bensì dal Regen e ovviamente dal Danubio. Complimenti comunque per la tua presentazione così ricca e dettagliata!

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  2. In realtà devo chiedere venia.. Non è la Ikeda ad essere ignorante, sono io! In effetti nel fumetto Ratisbona viene sempre chiamata col suo nome tedesco e io maldestramente ho pensato di dover "tradurre" anche il nome del fiume, pasticciando un po'. Grazie per la precisazione, e per la tua lettura!!

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  3. Il fumetto è splendido, sì. Epperò dopo un po' mi sono persa, non mi ha appassionato come Lady Oscar. Fermo restando che la Ikeda è una grande.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Orumado è il capolavoro della bravissima Ikeda Riyoko! E' un repertorio di contenuti sentimentali profondi, dove il monologo interiore è molto presente. Le storie dei tre protagonisti seguono tematiche non semplici da affrontare, come l'amore, l'arte, l'impegno politico. Il manga si presenta subito con grandi propositi e la mangaka riesce a portarlo a termine con uno stile grafico che si evolve sempre più.
    Come giustamente ha scritto cecilia, la protagonista è alla ricerca di affermare la sua femminilità, contrariamente alla più famosa Oscar che invece ringrazia il padre per aver ricevuto un'educazione maschile.

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  7. Ciao Juria, benvenuta! spero che ripasserai presto :)

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