Mia Madre

Di e con N.Moretti, M.Buy, J.Turturro e G.Lazzarini. 2015
 
Margherita e Giovanni si occupano dell'anziana madre, ospedalizzata in gravi condizioni in cardiologia. La figlia, regista irrisolta ancorché famosa, si barcamena tra un film di cui non vede la fine, un attore che non sa gestire (Turturro) e il rifiuto feroce di accettare la situazione della mamma, anziana professoressa di lettere i cui studenti a decenni di distanza ancora ricordano come una figura fondamentale nelle loro vite.
 
 
Nanni Moretti è ancora uno dei miei preferiti e non mi ha deluso, ma non si puo' negare che sia invecchiato. Più malinconico, meno vitale, meno coraggioso. Nonostante resti in disparte, il fratello ingegnere Giovanni resta la figura più interessante per lo spettatore (a parte ovviamente la madre Ada): vorremmo sapere da dove viene la sua serena consapevolezza, che cosa lo spinge a rinunciare al lavoro, quale sia il suo percorso familiare...
Il tema della perdita è trattato in modo delicato e intelligente. Il montaggio che mescola sequenze del presente, stralci di passato e passaggi onirici mi è piaciuto moltissimo, dal punto di vista stilistico è la cosa che ho trovato più interessante e sorprendente.
 
Margherita è sinceramente meno interessante: che differenza rispetto ai personaggi tormentati del vecchio Nanni, dai più positivi (il prete de "la messa è finita") a quelli più ripiegati su se stessi (tipo il prof di "Bianca", che almeno cerca, prova, chiede: pure alle piante morte). La regista della Buy è astenica, paurosa, profondamente narcisista: si irrita che la figlia non le racconti le sue preoccupazioni, ma non gliele sa leggere in volto; non capisce la dottoressa della madre, nonostante le parli molto charamente; ha difficoltà ad entrare in contatto col suo protagonista, che è in realtà una brava pasta d'uomo. Insomma, è un po' insulsa. Persino gli attori riconoscono che in tanti anni di lavoro con lei non hanno mai capito cosa voleva davvero.
I suoi limiti emotivi la rendono spesso cattiva e pavida: tutto cio' che non voremmo mai essere, e che troppo spesso siamo. Un rimprovero flebile e persistente che arriva a noi tutti, sempre ossessionati dal non essere all'altezza della situazione incombente, dei nostri genitori, dei nostri figli, del nostro lavoro.
 
Nanni, il prossimo film per favore fallo un po' più pepato. Questo non era male, ma ci hai dato talmente tanto di più!



Commenti

  1. Moretti non sarà diventato un po' troppo vecchio per fare dei bei film??? Trovo che manchi d'ispirazione ultimamente...

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Credo che la chiave del tuo commento stia nella descrizione della protagonista: è "tutto ciò che non vorremmo mai essere, e che troppo spesso siamo". Se lo vedi da questo punto di vista, il film è molto pepato. Ci chiede di aver compassione della nostra debolezza, anche della nostra incapacità di capire chi ci parla in modo chiaro e pacato, quando la nostra tensione è tale da non farci capire niente. E non è per niente facile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse la compassione non è tutto, se poi non c'è dall'altro lato un'onesta ricerca di sé e di superamento dei propri limiti. A Margherita manca del tutto (fino alla fine) e questo non mi è piaciuto.

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Le conseguenze dell'amore

Blade Runner 2049

La finestra di Orfeo - Orpheus no mado