Le prénom - Cena tra amici

Di LaPatellière e Delaporte, con P.Bruel, V.Benguigui, C.Berling, G.de Tonquedec, J. El Zein. 2012

In occasione di gravidanza, cinque persone si ritrovano a cena: Babou, insegnante-moglie-madre-amica perfetta, il di lei marito Pierre, intellettuale di sinistra, il di lei fratello, ricco e viziato, Vincent, con la compagna Anna, e l'amico d'infanzia Claude, ora trombonista.


Le ostilità si aprono quando Vincent, in assenza di Anna che è ancora al lavoro, rivela a sorella e cognato di voler chiamare il figlio Adolphe, come il protagonista del romanzo di Constant. Pierre si inalbera, dichiarando che imporre al nascituro il nome del fuhrer sarebbe scandaloso e sintomo dell'egotismo del padre. Vincent, e Anna, poi giunta, non possono fare a meno di replicare che c'è poco da bacchettare gli altri quando si è battezzati i propri figli (che peraltro necessitano di un neuropsichiatra infantile) Apollin e Myrtille... In realtà chiameranno il bimbo Henry, ma ormai la bomba è lanciata e i due galli sono lanciatissimi nell'arena: da un lato il capitalista narcisista ma non privo di generosità, dall'altro il professore intellettualoide "bobo", alternativo per preconcetto, allergico al lavoro -non alza neanche la cornetta del telefono, tanto c'è la moglie che lo farà- e ancora più avverso all'ironia. 
Dopo poco, ovviamente, Vincent e Pierre, che si conoscono fin dall'infanzia, tirano nel mezzo del contendere anche Claude, che da una vita fa loro da arbitro imparziale: cos'è dunque questa presunzione di imparzialità da parte di quest'amico colto, onnipresente, raffinato e sempre solo? Non ha forse opinioni? Perché non si decide a rivelare la sua omosessualità?
Perché SPOILER omosessuale non è. Aspira a diventare loro patrigno, amando la madre di Vincent e Babou FINE SPOILER;e prima della fine anche la madre di famiglia negletta avrà le sue rivendicazioni da fare.

La struttura eminentemente teatrale è la stessa della pièce originale da cui il film è stato tratto, scritta dagli stessi registi e portata in teatro dagli stessi interpreti. Solo l'anno prima Polanski aveva messo in scena un film di struttura pressoché identica, Carnage, tratta da una pièce francese, di Y.Reza, che mi aveva lasciato un po' delusa. Trovo invece che questo lavoro sia particolarmente riuscito nel ritrarre degli archetipi della nostra società, dalla madre di famiglia stressata alla lavoratrice accanita ed indefessa passando per l'amico che non ce la racconta troppo giusta, senza scadere in un greve eccesso di amarezza.
Anche gli italiani riescono bene in questo tipo di prodotto (penso a Due partite, per esempio), ma nel nostro caso di solito eccediamo in malinconia, principalmente perché in questi film i protagonisti sono spesso degli infelici cronici. 
Le prénom, giustamente premiato con due Césars, brilla perché profondamente divertente. Stesi sul divano abbiamo riso come si ride al teatro boulevardier! I suoi protagonisti, salvo Babou che ha qualcosa di intrinsecamente tragico- non sono disperati e riconoscono mille meravigliose potenzialità davanti a loro. In lingua originale è ancora più spassoso.


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