A.C.A.B.
Di S. Sollima, con P.Favino,
F.Nigro, M.Giallini. 2011
Mazinga, Negro e Cobra sono tre
celerini che accolgono una nuova leva. Tutti e tre vivono ormai da anni in una
condizione sospesa di violenza continua, psicologica e corporale, che ha
corroso lentamente le loro vite probabilmente da tempo immemore, ancora prima
di entrare nel corpo di cui sono parte. Il nuovo acquisto, Spina, è dapprima
attratto dalla fratellanza incrollabile che accomuna i compagni, ma anche dall’ebbrezza
del potere che un manganello in mano porta inevitabilmente con sé. L’arbitrio
però lo stomaca in breve e quesiti sempre più profondi si insinuano nella sua
coscienza.
Film acuto, merita il plauso
per almeno due risvolti: l’aspetto stilistico, molto curato e asciutto, non
concede spazio a facili sentimentalismi, a lacrimucce femminili, a inutili
fronzoli pietistici; in secondi, il coraggio di dipingere un quadro di una
realtà spinosa ed obliqua, senza partigianerie e facili giudizi. Sollima,
praticamente esordiente del grande schermo, si sofferma sulla mancanza di
preparazione psicologica di reparti particolari dell’Arma, che da antisommossa
diventano a volte dei punitori da fumetto Marvel.
L’usura causata dalla
violenza subita e inflitta intacca ogni aspetto della vita dei protagonisti, li
segue nelle aule di tribunale in cui si difendono dalle accuse di pestaggio,
fuori dagli stadi, nei campi rom e nella precaria vita privata. Quello stesso
stato che informa i provvedimenti legali manca nell’inquadramento di uomini cui
viene detto di “risolvere un problema”, ma non “come”, e che sono perlopiù
condotti dalle circostanze a gestirlo ai limiti di quella legalità che
formalmente difendono.
Il buio morale e il vuoto di
dèi che questi uomini attraversano, in gruppo, è ben rappresentato dalla
fotografia oscura, in perpetuo effetto notte, e dalle inquadrature asimmetriche,
sghembe, che ci restituiscono un po’ dell’inquietudine dell’autore, alle prese
con eventi reali e cronaca molto recente. Mi è piaciuta anche la decisione di
mostrare i fatti narrati dal punto di vista dei tre agenti protagonisti, il cui
vissuto è imbibito di oscurità e ambiguità. Pesante ma bello.
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