Michael Clayton

Di T. Gilroy, con G.Clooney e T.Swinton. 2007

Il legal thriller è morto? Forse no. 
Michael Clayton è un avvocato con una sua nicchia: copre e "aggiusta" all'uopo prove, accadimenti, deposizioni, in modo che la sua società riesca nelle difese più improbe -spesso di gentaglia improberrima. Quando deve screditare un collega ed amico che, per amore, ha scelto di non difendere e anzi incastrare una multinazionale che produce pesticidi, la crisi di coscienza incombe. 

Questa sorta di Erin Brokovich al contrario è ben interpretata dall'asso nella manica del film, George Clooney. Bello come sempre, ma forse un pelino meno del solito, George ha la caratteristica peculiare di interpretare molto bene sempre lo stesso soggetto. Da Le idi di Marzo a Up in the air, da Michael Clayton al dottor Ross di E.R, lui incarna il belloccio tormentato di grandi doti e con un cuore, costretto alla difficile scelta tra morale e compromesso della vita quotidiana. Disilluso, triste, duro solo in apparenza e con un cuore tutto da ferire. Per qualcuno questo è un grosso limite, e può darsi che sia in effetti vero, ma bisogna anche riconoscere che in questa parte è insuperabile e assolutamente credibile. Insomma, ha una nicchia anche lui, come il suo personaggio.
Tilda Swinton è altrettanto tagliata per fare la cattiva. Sarebbe perfetta nel film anche se la facessero recitare con l'abito di scena della strega di Narnia. Credo che questa donna riesca persino a sudare a comando e non a caso ha avuto un Oscar e un BAFTA per questa interpretazione.
La regia è molto tradizionale, ultra-classica e senza particolari guizzi, ma visto il preciso sottogenere cui si fa riferimento non credo sia un male. Riporta, con buon ritmo, ai fasti degli anni Ottanta, dal Rapporto Pelican a Codice D'Onore, con in più quella declinazione stropicciata e grigio cenere che i Duemila non possono farsi mancare: quel disincanto ulteriore, come un'ombra.
Menzione particolare alla lunga scena di chiusura, un piano sequenza che ospita i titoli di coda accanto al primo piano di George/Michael in silenzio dopo la conclusione. Il suo viso mostra bene ogni sfumatura, senza bisogno di parole, del disgusto, della tristezza che segue una scelta sofferta, della frustrazione della speranza.

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