The Blues Brothers
Jack è appena uscito di
prigione e suo fratello Elwood lo viene a prendere su una vecchia auto della
polizia che ha acquistato ad un’asta. Indi,lo conduce a porgere omaggio al “pinguino”, la madre Superiora (Mary Stigmata) dell’orfanatrofio in cui sono cresciuti, destinato ad una rapida chiusura per mancanza di fondi.
Bisogna infatti trovare 5000 $ entro undici giorni e
l’Arcivescovado non si dimostra troppo collaborativo. Durante la messa, Jack ha
un’illuminazione: rimettere insieme la banda dei Blues Brothers e ricavare i
soldi a suon di concerti. Ma non tutto è semplice, con la polizia costantemente
alle calcagna (Elwood è ricercato per infrazioni stradali ripetute) e una
strana ragazza armata di bazooka che li segue ad ogni passo, seminando
proiettili di vario calibro sulla sua scia. Ah, sì, dimenticavo una banda di
scalcagnati neonazisti, improvvidamente disturbati dal duo!
Con J.Landis, proseguiamo con
il delirantemente divertente (alla faccia delle Deliranze Deprimenti di
Burton): questo film raccoglie in sé un’allegria e una vitalità immense, unite
all’assurdo e alla massima libertà di immaginazione. In missione per conto di
Dio, i due fratelli ne combinano una per colore, si lanciano in inseguimenti
folli –in cui si ha l’impressione che l’entità della distruzione sia
attivamente ricercata, soprattutto visto che è finita nel Guinnes dei primati-
e soprattutto cantano e ballano con i massimi vertici del Blues, che si sono
prestati con gioia al riuscito esperimento. Da James Brown a Cab Calloway, da
Aretha Franklin a Ray Charles, passando per Presley e Wagner, tutti sono pronti
a regalarci brani meravigliosi di uno dei generi più vitali e coinvolgenti nati
nel profondo Sud Americano.
E ad
aspettare i Bros, all’ufficio delle tasse, in un piccolo cammeo, un
irriconoscibile giovanissimo Spielberg. Ma com’è possibile che la critica
l’abbia accolto così male, all’epoca?
Per quel che mi ricordo, in generale era stato accolto molto bene dalla critica già ai tempi. Con alcune eccezioni, tipo da parte di chi aveva una certa antipatia preconcetta verso John Landis. Oppure, chessò, da un critico nazista dell'Illinois :D
RispondiEliminaIo li odio i nazisti dell'Illinois...Che dire di cotanto film??? L'ho amato prima per la colonna sonora, poi mi sono chiesto se fosse un vero antidepressivo, poi Landis, Belushi e Ackroid. Ah, l'immagine che portavo sempre con me, finché non si è sbiadita, era quella di Spielberg all'Ufficio delle tasse...
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