L'amico di famiglia

Geremia è sarto, ma il suo atelier gli serve soprattutto a coprire il suo secondo, più remunerativo impiego. E' usuraio, e per spiegare la sua presenza in casa spesso i suoi clienti lo definiscono "un amico di famiglia".
In effetti ogni cosa in lui è profondamente repellente, dall'aspetto grottesco, alla scarsa igiene, alle manie ridicole (come la fascia che usa per la cefalea, che in Giappone usano per scacciare gli spiriti maligni).
Un giorno i suoi servigi sono richiesti dalla famiglia di Rosalba per finanziare il suo matrimonio, e lo strozzino è fulminato dalla bellezza dell'altera sposa, che gli si offre per avere una riduzione sul tasso di interesse. Poco dopo a Geremia è proposto un affare insolito, per una somma per lui favolosa; si tratta però di avanzare un milione di Euro, tutti i suoi averi. Contro il parere dei suoi amici e della vecchia madre invalida, che gli ricorda come lui non sia capace di trattare una tale operazione (mentre suo padre, lui sì che ce l'avrebbe fatta), l'antieroe rischia...


Dal punto di vista tecnico, Sorrentino è un genio. Non sbaglia un'inquadratura, ha un senso del ritmo profondo e naturale, usa luci e colori con talento innato. Inoltre riesce a spremere il meglio dai suoi attori: se non sorprende l'ottima prova di Giacomo rizzo (Geremia) e di Fabrizio Bentivoglio (Gino, il suo tirapiedi travestito da texano che vuole trasferirsi nel Tennessee), stupisce rendersi conto che in mano ad un bravo direttore persino Laura Chiatti (Rosalba) riesce a offrire una recitazione decisamente decorosa.
Ma il meglio Paolo nostro lo tira fuori dal soggetto e dalla sceneggiatura: il primo ci mostra che i rospi veri in giardini immaginari si celano ovunque, e non sono da meno dei cattivi palesi, la seconda regala dei dialoghi scoppiettanti. L'unico problema di questo film, e non è poco, è la sua estrema pesantezza, il disgusto per il vivere quotidiano che elicita, la manifestazione della stanchezza per le miserie da poco sempre in agguato, e dell'umiliazione della persona che infliggiamo quotidianamente al nostro prossimo. Spietato.

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