Quel che resta del giorno
Dopo anni e anni di
instancabile servizio presso un Lord simpatizzante per la causa tedesca, Stevens
approfitta della sua prima settimana di vacanza per ripensare al tempo
trascorso e ai temi che hanno caratterizzato la sua vita. Cosa significa essere
un grande maggiordomo? Come si raggiunge la dignità che lo qualifica? È stato,
lui, capace di ottenerla? È stato giusto il modo in cui ha vissuto? Che cosa
gli resta davanti?
Il libro, asciutto nello stile
oltre ogni dire, ci mostra questi pensieri direttamente dal punto di vista del
protagonista. È questo un angolo estremamente particolare, perché chi legge
percepisce le distorsioni della sua rigida educazione e dell’ascetico ideale di
servizio molto prima dell’io narrante. Inoltre non ci si libera mai del
sospetto che, nella sua rinuncia attiva ad una vita piena, Stevens rifiuti di
comprendere fino in fondo il vuoto che ha riverito e osannato. Cercherà di
convincersi fino all’ultimo respiro che il suo amato Lord Darlington fosse solo
un ingenuo idealista, persuaso che il Nazismo fosse difendibile in quanto
naturale riposta agli accordi post Grande Guerra, e che sia stato un bene non
sposare la Governante, allora Miss Kenton. Addirittura abbiamo il sospetto che
stimi giusto, con orgoglio professionale, l’aver lasciato morire suo padre da
solo perché occupato, al piano inferiore, ad accudire le ubbie di un
diplomatico francese durante un party.
Il film è meno duro nel
dipingerci un uomo che ha sempre mantenuto un qualche barlume di elasticità e
di sentimento privato, sebbene molto coartati dall’ingessatura ufficiale.
Abbiamo qui il sospetto che la freddezza del professionista sia solo una
maschera, e non un’essenza. Seppure con grande malinconia, la recitazione
smagliante di A. Hopkins ci assicura che il nostro maggiordomo ha finalmente
raggiunto la grandezza nella comprensione dei suoi errori e, anche se quel che
resta del giorno è solo la sera, sarà una sera illuminata dalla pace e da dolci
rimpianti. Altrettanto brillante E. Thompson, avvolta in quella luce
verde-bruna che Ivory adorava per i suoi film inglesi in costume, in cui si era
specializzato (Camera con vista, Casa Howard, Maurice, The Golden Bowl). Per
una volta, preferisco la versione filmata.
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