The Angels' Share


Quando il tuo esordio nella vita è stato passare dalle scuole dell'obbligo al carcere, che cosa si aspettano ancora gli altri da te? Solo guai. Nessuno è disposto a darti una nuova possibilità, specialmente se i tuoi trascorsi ti si leggono in faccia, tra uno sguardo che promette vendetta e una cicatrice degna degli scontri tra bande di periferia.
Robbie ha vissuto sempre così, è cresciuto vedendo i suoi genitori entrare e uscire di cella, ha la rissa facile. Da dieci mesi si comportava bene, ma quando alcuni nemici di vecchia data lo pestano, risponde con tale violenza da infliggerli più danni di quanti ne abbia ricevuti. Un giudice clemente, considerata la sua imminente paternità, invece di rispedirlo al fresco lo manda a fare lavori socialmente utili, sotto la direzione del paziente Harry, che mosso a compassione, lo introduce nel mondo del whisky, il miracoloso elisir la cui percentuale evaporata viene considerata dai produttori "la parte degli angeli". Con grande sua sorpresa, Robbie scopre di avere un talento naturale, ma per metterlo a frutto bisogna prima liberarsi delle antiche, sterili faide in cui si sente avvinto da un illusorio sentimento di onore e trovare il coraggio di riconoscere e ascoltare gli angeli custodi che trova sul cammino.
Ken Loach è riuscito a fare un film divertente e scanzonato su una triste realtà contemporanea, senza privarlo di spessore; i suoi attori sono bravi e motivati e il protagonista (P. Brannigan) rivela, già dai segni che porta in viso, di avere una conoscenza di prima mano degli ambienti che vediamo ritratti. Sembra in effetti che il film sia stato per lui ciò che il Whisky è per Robbie. Gli altri comprimari sono credibili e divertenti, soprattutto Harry (J Henshaw, che avevamo già visto in Il mio amico Eric): ci fa piacere dal profondo del cuore che Robbie sia riuscito a manifestargli la sua gratitudine, con un po' della paga degli angeli.

Commenti

  1. Da un po' di tempo Ken Loach ha smesso i panni del 'picchiatore' per dedicarsi a commedie 'social-popolari'. Molti lo accusano di essersi 'rammollito', altri lo vedono sulla via della demenza senile... Per me il vecchio Ken ha forse cambiato registro, ma certo non ha smarrito la lucidità e la convinzione nei suoi pensieri. I suoi ultimi film fanno ridere, ma sono risate amare, perchè il mondo che descrive è sempre lo stesso, semmai peggiorato.
    Loach è sempre lo stesso, siamo noi che lo capiamo sempre meno... e non solo lui.

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  2. in realtà io conosco soprattutto questo secondo periodo, e mi piace parecchio. Recuperero' anche il primo, pian piano!

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. A me il film è piaciuto, e mi piace questa versione leggera di Loach. Bel blog brava.

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  5. Grazie, e benvenuto. A presto, spero!

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