Nanny McPhee (Tata Matilda)



Il vedovo Brown non riesce più a gestire la sua prole, in pieno delirio di richiesta d’attenzione; all’orizzonte si profila infatti la possibilità di una matrigna invisa non solo ai pargoli, ma anche allo sventurato padrone di casa che si vede imporre una seconda moglie dalla madre, come un diciottenne medievale. Ad aiutarlo, giunge provvidamente la Tata McPhee, brutta come il peccato e dai metodi poco ortodossi: non si lamenta mai della poca disciplina che regna a palazzo, ma rende poco piacevole il divertirsi a sue spese. Mano a mano che ci si affeziona a lei, inoltre, la si rende meno orribile, fino a ridonarle le fattezza di Emma Thompson -non esattamente miss Universo, dunque, ma decisamente più umanoide. Per fortuna non è a lei che destineremo il bell’uomo di turno, C. Firth, non troppo a suo agio nei panni di un indeciso con poco polso.
Questa favola arguta ha il fascino antico di quei racconti che ascoltavamo da bambini prima di andare a letto e ha due grossi pregi quali l’essere recitata con brio e ben filmata, in particolare con un bellissimo uso del colore che le dà un tono romantico-gotico. D’altro canto le manca qualcosa per essere veramente indimenticabile e non può vantare le invenzioni rivoluzionarie che resero invece Mary Poppins un capolavoro immortale.

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