Il Signore degli Anelli



Su Il Signore degli Anelli si potrebbero scrivere volumi senza esaurire il tema. La grandezza di quest’opera la pone giustamente in cima alle classifiche dei libri più venduti di sempre, secondo solo ai testi sacri delle grandi religioni monoteiste. E, oltre che di un’incredibile romanzo di avventura e in assoluto il primo fantasy della storia della letteratura occidentale, in effetti di un testo di estrema religiosità si tratta.
Frodo Baggins eredita dallo zio Bilbo un curioso anello, all’apparenza semplice cerchietto dorato, che gli consente di sparire alla vista. Lo stregone Gandalf, sempre dalla parte del bene, è inquieto al suo proposito e scopre che esso è l’Unico Anello creato dal maligno Sauron per incatenare nell’Ombra tutte le genti libere. Per disfarsene bisogna riportarlo nel fuoco di Mordor e fonderlo nella sua lava, perché qualunque altra arma è vana al suo confronto: l’anello ha una sua volontà e brama più di ogni altra cosa riunirsi al suo creatore. Frodo parte così con un gruppo di amici per un viaggio dal successo più che incerto, che lo conduce a contatto con la Tentazione del Potere. Ogni portatore dell’anello ne subisce l’inganno e il veleno e l’anima di Frodo è sempre più in pericolo del suo corpo. Intorno a lui tutta la Terra di Mezzo è in tumulto: Nani ed Elfi stanno sparendo, gli Ent si estinguono lentamente, lo stregone Saruman complotta, gli Umani procedono verso l’acme della loro civiltà. È il tempo degli uomini che si apre, al comando di Aragorn, erede di colui che, primo, aveva diviso l’Unico Anello dal malvagio, ma poi ne era divenuto schiavo.
Frodo abbandona la sua casa con la morte nel cuore, perché non c’è speranza davanti a lui. Non crede nella vittoria, ma procede perché è giusto, aiutato a seguire la retta via dall’amico Sam. Figura fondamentale, volutamente in ombra, questo giardiniere umile e franco che conserva la fede nella rettitudine e non permette al suo padrone di deviare sulla strada del peccato, rappresenta ciò che di più puro c’è nelle persone.
La metafora evangelica è sempre presente, con una duplice figura di Cristo: da un lato Frodo, vittima sacrificale che attraversa una Passione personalissima e solitaria, dall’altra Aragorn, l’Erede, che deve mostrare agli Uomini la via e dimenticare ogni paura privata. Sopra tutti, Gandalf, l’Onnisciente e Buono, cui bisogna affidarsi pur con l’enorme fatica di sapere che può rivelare solo una minima parte delle sue intenzioni, e la fiducia –si sa- è una grande prova.
Scritto in una lingua ostica, assai dissimile dall’inglese parlato all’epoca della stesura, questo Opus Magnum è anche luogo di una enorme ricerca filologica e sede di invenzione di un intero idioma, l’elfico, ricostruito con dovizia di particolari anche nella grammatica.
Tolkien ha davvero creato un altro universo che basta a se stesso, ma la lode più alta che possiamo fare del suo capolavoro è dire che non una riga delle quasi duemila pagine che lo compongono è di troppo.
Che dire dei film? Perfetti graficamente, godono di un uso sublime dei migliori effetti speciali che la tecnica possa offrire, ma questa illustrazione elegante rimane fredda perché osa poco sul piano filosofico e religioso, lasciando a qualche bella scena e alla recitazione dei caratteristi i significati e le emozioni più profonde che il libro palesa con estrema efficacia. Quanto agli attori, mentre alcuni sono di altissimo livello, altri deludono molto (per esempio: Bloom, sei un bel ragazzo… ma non sai recitare!).

Commenti

  1. il romanzo di Tolkien è veramente UNICO nel suo genere; molti hanno provato ad imitarlo, ma c'è una differenza sostanziale; QUI non c'è un oggetto da conquistare (la spada di shannara, il graal, ecc) perché l'Anello del Potere è già nelle mani di Frodo; AL CONTRARIO, si deve distruggere ciò che dà potere, invincibilità e immortalità
    io ci vedo un rifiuto del modello borghese e consumista dell'ACCUMULAZIONE DEI BENI
    e non mi stupisce che anche gli hippies degli anni '60 abbiano tanto amato questa storia

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  2. sono una gran divoratrice di libri, ma il fatasy (apparte harry potter, che tra l'atro è un fantasy un pò anomalo) non mi ha mai preso molto, adesso però mi sa che passerò l'estate in compagnia di mister Tolkien. bel post :-)
    http://lilimarlene0988.blogspot.it/

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