N.P.

Nonostante la pila di libri comprati in attesa di essere letti, ho ripiegato in un momento di stanchezza su un titolo che avevo letto molti anni or sono, N.P. di B. Yoshimoto.
Kazami è un'assistente universitaria il cui ex-fidanzato si è ucciso traducendo l'ultimo racconto dello scrittore, anch'egli suicida, Sarao Takase. Nel corso di un'estate conosce i tre orfani dell'autore, i gemelli Otohiko e Saki, e Sui, figlia di un'amante di passaggio, con cui ha avuto una relazione incestuosa. Del resto la problematica Sui ha proseguito sulla strada del disastro, intrattenendo con Otohiko un legame sentimentale profondissimo che li trascina sull'orlo del baratro.
Banana, figlia di un titolatissimo scrittore dell'epoca d'oro della letteratura giapponese contemporanea, dipinge un'unica figura forte, che provoca irritazione e ripulsa ma non cessa di attrarre, come un diavolo tentatore. Ogni altro personaggio vive di luce riflessa all'ombra di Sui, la figlia imperfetta e amante scapigliata, dal fratello-innamorato pallido e debole alla sorellastra gentile e sottile come un fiore.
La trama è sinceramente inverosimile, piena di errori temporali e lungaggini senza significato stilistico, ma credo che il senso del romanzo vada ricercato nella contrapposizione tra il buio delle anime dei tre fratellastri e il colore caldo del sole d'agosto, che esacerba le emozioni violente.
A rileggerlo oggi, mi sembra più un esercizio di stile che un vero romanzo, a differenza di prove più acerbe ma molto più belle, come l'ottimo Kitchen.

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