Inception


Quattro Oscar minori non rendono giustizia alla grandezza di questo film.

Mr. Cobb (DiCaprio) è un estrattore, specializzato nell'infiltrarsi nei sogni altrui per carpire delle idee che il soggetto non vorrebbe divulgare. Un giorno una delle sue vittime, Saito-san (Ken Watanabe), lo ingaggia per compiere il processo inverso: innestare un'idea nella mente di un uomo, operazione quanto mai rischiosa e difficile. Cobb mette insieme una squadra, completa di anestesista-spacciatore, falsario, manovratore e architetto (Arianne, la Ellen Page di Juno), per dare il via all'avventura onirica. Nei sogni orchestrati da Cobb però compare invariabilmente sua moglie (Cotillard), che -forse- lui ha ucciso... perché un sogno non è mai solo un prodotto dell'io conscio, ma anche dei vari strati del subconscio!


Superato l'oltraggio della ricerca di un architetto in un posto altro dall'Italia, i sogni di Arianne sono tra i pezzi più visivamente interessanti del film, specialmente quando manipola lo spazio, esplodendolo come alla ricerca di ipercubi immaginari; solo il gioco di specchi mi ha lasciato interdetta, avrei voluto che invece di infrangerne la superficie la penetrasse per sperimentare l'inversione destra-sinistra.


I Sognatori di professione corrono il principale pericolo di scivolare dalla realtà nel sogno da loro o da altri creato e per questo portano sempre con sé un Totem (se Totem e Tabù non vi fa suonare un campanello, è il momento di rispolverare gli scaffali della biblioteca), che in questo caso è una forma di schema cartesiano interno atto ad indicare al sognatore il suo orientamento nei tre assi: dov'è (sogno o realtà), quand'è, chi è. La legge assoluta, insomma. Quella per cui la realtà vera è una sola, e diversa dal sogno, costitutivamente.


Gli attori sono talmente adatti alla parte da sembrare nati per essa, ruotano intorno alla figura magnetica di un DiCaprio di strepitosa bravura. La colonna sonora mi sembra tutt'altro che casuale, vuoi per tema (no, je ne regrette rien... il rimpianto e il senso di colpa come rifondazione di un orientamento che trascende la necessità di un totem) che per voce (quella Piaf già magistralmente interpretata dalla Cotillard in La vien en rose).


Cobb è certo di riuscire nel suo intento perché ha già tentato, purtroppo con successo, un'impresa analoga, ma cosa sarà di lui? Smetterà mai di girare la sua trottola? Questo film mi conferma nell'idea che la psicanalisi sia una forma di conoscenza impudica e pericolosa, per quanto affascinante; attenzione a giocare col subconscio e a tracciare col righello i livelli di realtà... solo perché un accadimento ha luogo nella mente, ciò NON lo rende necessariamente meno reale.


Meraviglioso, assolutamente visionario, ricco di scene memorabili. Geniale.

Commenti

  1. You really like it! Reading your analysis (through Google translation, I confess) makes me wonder if this is the subject or the film itself. I also commented it on my blog some time ago.

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  2. I liked the movie in itself, the subject is interesting but I am less pessimistic than the director in seeing the issue of mind and consciousness

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  3. Ma perché, perché continuo a trovare spunti di riflessione sul film? Grazie a te dovrei rivederlo per la terza volta, e cercare il significato delle parole Totem e Tabù in giro, senza parlare della psicanalisi.

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  4. Anch'io sono entrata nel trip di Inception subito dopo la visione...ma non mi aveva convinto in fondo. Credo che dovrei prendere spunto da Gegio e passare a una seconda visione. Magari per un prossimo Cineforum :D

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  5. Un Cineforum su Inception? Mi buttereste fuori per assenteismo, per distrazione, per riflessioni che ne bloccherebbero la visione. Ora come ora è inconcepibile.

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