Gli elenchi

Vieni via con me è la trasmissione dell’anno: interessante, attuale, coraggiosa, divertente. Serviva. E’ basata su un procedimento di grande effetto che curiosamente non è troppo abusato –forse perché tanto amato da D’Annunzio, che non si è guadagnato molti emuli..- che si chiama affastellamento. Consiste sostanzialmente nel comporre elenchi. Vuoi un esempio? E io te ne scrivo dodici, così ci togliamo la voglia: il meccanismo incuriosisce, permette di liberarsi di numerosi sassolini dalle scarpe e non stanca se non si esagera.
Saviano ha una faccia che non mi piace. Non nel senso che lo trovo brutto, no. Nel senso clinico. Quando un paziente con quella faccia entra nel tuo ambulatorio, pensi: dove ce l’ha? Il cancro, intendo. O qualcosa di simile. Tipo la nozione surreale che qualcuno ti dà la caccia, non ti permette di abitare dove vorresti, ti costringe a vivere sotto scorta; probabilmente l’effetto che si ottiene facendo penetrare sotto la pelle una tale cognizione ha una biochimica sufficientemente esplosiva da sostituire efficacemente una neoplasia. Così mentre lo guardo, mentre lo ascolto rapita, una parte della mia corteccia (indovinate quale) stila il suo elenco personale: quanti sono quelli che vorrebbero Saviano morto? La Camorra. La Mafia. La ‘Ndrangheta. In questo momento, la Lega. I politici di destra. I politici di sinistra (cosa pensate, che avere un cane sciolto tra le proprie file sia qualcosa che i dirigenti di un partito si auspicano?). Le grosse società calcistiche (ancora non so perché, ma loro sì). Gli integralisti di tutte le religioni e i fondamentalisti di tutte le razze. Berlusconi no, Saviano gli sta facendo troppa pubblicità. Le case farmaceutiche. Le imprese di smaltimento rifiuti. Le sartorie di haute coutoure. Le reti televisive su cui non lavora. La rete televisiva per cui trasmette il programma.
E’ una lunga lista, e triste. Risentiamo piuttosto Benigni che ci fa l’elenco dei possedimenti del Presidente del consiglio, prima che arrivi Leporello a cantarci “Madamina, il catalogo è questo, delle belle che amò il padron mio, il catalogo egli è che ho fatt’io…” Ma quello è ancora un altro elenco.


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