Colazione da Tiffany

Continua il Cinetvforum, con questo gioiello di Blake Edward, uno dei film più famosi e giustamente osannati della storia del cinema.
La trama è ormai nota a tutti: uno scrittore esordiente ha come vicina di casa una bellissima donna dall'impiego equivoco e mentre ne osserva la vita tumultuosa, comprensibilmente, se ne innamora.
Il film: apice dell'eleganza della commedia sofisticata, colleziona una serie di scene dai colori pastello curatissime, divertenti, artisticamente sorprendenti, con dei momenti aurei tra cui la festa a casa di Holly, l'entrata dalla finestra in camera di "Fred", la canzone-asciugacapelli, la scalata dei tiretti della cucina per trovare i liquori e, naturalmente, la sequenza iniziale con cappuccino e cornetto davanti alla vetrina di Tiffany. Vogliamo trovare una crepa in tanta perfezione imbustata nelle petites robes noires di Givency? Questa caramella al miele e cannella, con un po' di retrogusto speziato molto nascosto dal sapor dolce non convince fino in fondo, ha qualcosa di fasullo che il libro non ha.
Il libro: crudo a tratti pur nel suo lavoro di cesello, Truman Capote disegna un ritratto di donna bambina prematuramente maturata, una Holly per cui le "paturnie" non sono dei momenti di sconforto in cui cercare consolazione: sono minuti lungissimi in cui si ha paura, si suda, si trema... in altre parole, sono crisi di panico. Quelle vere, da manuale di psichiatria. Leggere per credere. E la creatura perfetta che dal caos di una stanza ingombra di valigie trae una mise perfetta e ha un biglietto da visita che recita Holly Golightly - in transito ha appena diciannove anni; il marito che la cerca per i continenti l'ha sposata quando ne aveva quattordici e non mostra neppure di vergognarsene. Anzi. Il futuro presidente del Brasile non si lascia dietro solo una fidanzata, ma anche un erede, perso in un incidente a cavallo.
Spesso si insiste sul fatto che Capote abbia negato il lieto fine a Lulamae, ormai conscia di aver gettato via il suo inconsapevolmente amato gatto, mentre Edwards ci mostra un'idillica riunione sotto la pioggia. Provocatoriamente mi interrogo: abbandonare i propri propositi di libertà per uno scrittorucolo spiantato/spalla su cui piangere è davvero meglio della chiusa originale? In fondo, dopo la crisi il micio trova la sua giusta collocazione, in una casa calda e pulita dove sicuramente ha un nome; e forse anche Holly, o comunque sia stata ribattezzata, in Brasile o in Africa o in un altrove, avrà trovato il suo vero spazio.

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