Piccolo Mondo Antico


Diceva Gandhi che non tutto è buono per il fatto di essere antico. Questo si dimostra vero sia per il piccolo mondo qui descritto, sia per il libro in sé, pessimo esempio di letteratura risorgimentale italiana. Fogazzaro ha grandi ambizioni, vorrebbe reclamare radici manzoniane e sfoggiare il didascalismo disinvolto di Dickens e lo humour di Thackeray, ma annega nei suoi laghi, come Ombretta Pipì.
Il filosofare dei suoi personaggi procede sul filo di lenza per metafore ittiche poco convincenti, risolvendo nel bozzettismo un certo rifiuto della poetica verista.
Il romanticismo dei protagonisti ha troppe note scapigliate rispetto all'intenzione cattolica che, suo malgrado, il narratore porta con sé; Franco non è eroe, ma neppure antieroe: è un ometto insignificante che tenta di ridurre in schiavitù lo spirito fiero della moglie con la scusa di una frattura ideologica religiosa; Luisa non riesce a liberarsi del senso di colpa che questa indipendenza morale e intellettuale dal marito le provoca.
Il tutto culmina in un'orrida chiusa, di rara indelicatezza.

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