notti di guardia


Un giovane anestesista, Giuseppe Naretto, al suo esordio letterario, ambienta questa verisimile vicenda in un reparto di anestesia, con una certa poesia ed eleganza: quella propria a chi ha visto con i suoi occhi ciò di cui parla. E non intendo con questo i piccoli gialli quotidiani di un reparto, quale che sia, ma di quel tarlo che corrode la mente di molti medici e sussurra dentro le nostre orecchie che "se solo sapessimo di più di questo paziente..." riusciremmo a curarlo meglio, ad accudirlo con più solerzia, a migliorare la sua prognosi.

La dura verità è che questo mestiere è duro, crea una solitudine mentale difficile da penetrare e provoca una forma di dipendenza subdola che ci porta a considerare reale solo ciò che succede dentro le mura dell'ospedale. O meglio, ce lo fa percepire come un' iper-verità, in forma esplosa, più reale del vero, a colori più vivaci dello sfondo.

Di notte, di sera, di guardia, sono i momenti in cui lo scavare nella vita di un malato diventa una forma di cura verso medico, volta ad ottundere le sue ansie e a cullare i suoi bisogni.

Libro snello, intelligente. Lo stile è da migliorare, ma aspettiamo di vedere un successore a questo primo tentativo.

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