Baarìa
Affascinante e patinata sequenza di quadri di vita quotidiana in un paese siciliano già reso noto da un celebre romanzo di Dacia Maraini per questo film corale tutto recitato in dialetto (con sottotitoli!), per il quale il regista ha reclutato un enorme numero di bravi attori, quasi tutti meridionali. La narrazione procede per giustapposizione di scene, si spiega a coprire il lungo periodo dal 1940 al 1980 narrando le gesta dell'intero paese.
Fulcro della vicenda è Peppino Terranuova, pastore comunista padre di cinque figli, in difficoltà tra le verbose espressioni di comizi rivolti a piazze vuote e una certa insufficienza intellettuale e affettiva di cui non riesce a liberarsi, né agli esami di licenza elementare né alla partenza del suo primogenito, con cui non ha alcun vero rapporto.
Strana la conclusione, incongruente con la cifra stilistica dell'opera, a cui perveniamo per una corsa attraverso piazze in odore di De Chirico, che trasformano le due ore precedenti in una visione onirica di incerto significato. Non mancano le scene surreali, riuscitissime, né certi spunti macchiettistici, ma trovo che Baarìa non regga il confronto con il respiro gioioso e la compattezza formale di Nuovo Cinema Paradiso.
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