Dopo tanta attesa posso finalmente pubblicare la versione a colori della nostra femme fatale preferita, Rosalie Cullen. Tecnica mista guache e china. Mi è stato detto che gli occhi sono troppo ambrati... Rose ha appena mangiato!
Sono in un periodo di enormi ritardi. Tralasciando quelli che non hanno attinenza con questo blog, passiamo a quelli cinematografici. Paolo Sorrentino ha preso un Oscar per un film forse discutibile in alcuni aspetti, ma che non posso commentare perché quando è stato trasmesso io ero (come spesso accade, mannaggia) in ospedale a fare la guardia. Che tristezza, la polizia del cinema avrebbe dovuto impedire questo scempio. Anyway, ripiego con la recensione di un vecchio film di Paolo, Le Conseguenze dell'Amore. Grazie a Dio, non è un film su una gravidanza indesiderata in una quindicenne (a parte il grandissimo Juno, gli altri sono commediole insipide), e c'è Toni Servillo. Le premesse suono buone, dunque. Sorrentino, 2004, con T. Sevillo, O.Magnani Titta di Girolamo vive in un albergo a Lugano. Ci vive proprio, da 8 anni, e si priva del piacere dell'immaginazione. Ci vive un po' per lavoro (ricicla denaro sporco per la mafia) e un po' per punizione (ha co
Di D.Villeneuve, con R.Gosling, H.Ford, R.Wright, J.Leto. 2017 Trent'anni dopo i fatti narrati in Blade Runner , un nuovo "eliminatore" si occupa ancora di "ritirare" dei replicanti antichi, imperfetti, disobbedienti. Mentre elimina uno dei più vecchi, scopre che trent'anni prima un bambino era stato dato alla luce da una di questi replicanti venuti male, e la notizia di questa riproduzione miracolosa sconvolge la gerarchia umana a capo dell'inchiesta : bisogna eliminare il prodotto di questo concepimento. Inizia cosi' la lunga caccia di Joe (il nostro replicante si è dato un nome, tutto da solo!) al bambino impossibile (o bambina?), e ai suoi genitori. Parallelamente, la stessa ricerca è condotta da M. Wallace, il nuovo fabbricante di replicanti perfezionati, che sogna di riuscire a produrre una replicante fertile per coltivare meglio il suo delirio di onnipotenza, e da un gruppo replicante radicale che sopravvive ai margini della società. C'
Ryoko Ikeda è forse la più grande mangaka di cui abbia mai letto le opere e il suo Orpheus rappresenta l'acme della sua produzione, sia dal punto di vista grafico che da quello della complessità della trama. Appassionata storica, con una notevolissima preparazione in ambito europeo, ci porta per mano nella Mitteleuropa dei primi trent'anni del Novecento. Cominciamo da Ratisbona, bagnata dalle gelide acque del Regen e da quelle più torbide del Danubio, dove facciamo conoscenza con il solito trio di comprimari: stavolta sono due lui (il biondo, Klaus, e il bruno, Isaak) e una lei che per motivi testamentari deve fingersi un lui (Julius). Tutti e tre studiano al conservatorio e la leggenda della scuola vuole che due amanti che si incontrano scorgendosi dalla finestra "di Orfeo" siano destinati ad amarsi appassionatamente ma tragicamente. Sia Klaus che Isaak vedono Julius di là e non tardano a scoprire la sua natura femminile, fragile e oscura (alla tenera età di sedici a
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