Vertigo (La donna che visse due volte)

Di A.Hitchcock, con J.Stewart, K.Novak. 1958

Scottie, ex-gendarme dal cuore tenero e sofferente di vertigini viene assoldato da un ex compagno di università per tenere d'occhio la moglie, labile di mente e ossessionata da una bisnonna suicida. Naturalmente il nostro Scott si innamora perdutamente della bellissima disturbata, e non riesce a salvarla da un tuffo da un campanile...

Sebbene non sia il mio Hitchcock preferito, Vertigo ha qualcosa che affascina, nonostante al momento della sua uscita sia stato accolto freddamente. La critica e il pubblico si sono eviedntemente ricreduti perché qualche anno fa il film è stato votato miglior film di sempre, scalzando Orson Wells che col suo Citizen Kane deteneva il posto dagli anni sessanta.

Non è tanto l'aspetto "giallo" che colpisce e resta impresso nella memoria, quanto quello "noir", e non sorprende che la sceneggiatura venga da un romanzo francese di quegli stessi che avevano scritto la base di Diabolique, Coppel e Taylor. Vera protagonista è la vertigine, questo oscuro malessere angosciante e paralizzante, che affonda le sue origini in un trauma, qui dipinta come essenza filosofica più che come problema di statica. Vertigine certo è la paura dell'altezza e del vuoto, ma anche di quel vuoto particolare che alberga in una tomba ancora aperta, di quella spirale ipnotica che il tempo disegna sulle longeve sequoie e sulle effimere acconciature delle donne, del passato che ci insegue e ci afferra senza pietà.
Tutto concentrato su questa noce di malessere, l'intreccio resta un po' deficitario sull'aspetto poliziesco, con il disvelamento non seguito dalla condanna del vero colpevole, ma solo dalla morte della pedina. Che poi forse era la meno colpevole di tutti.

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Da un punto di vista tecnico, Vertigo è la gioia del commentatore: effetti ottici che sono passati alla storia (la famosa carrellata indietro - zoomata avanti dell'effetto vertigine), colonna sonora ipnotica, colori al limite della psichedelia antelitteram, con dei verdi velenosi e dei rossi carminio strepitosi. E poi le sequenze magistrali, dall'inseguimento nella torre campanaria alla famosa scena onirica. Ma che Alfred conoscesse bene il suo mestiere è risaputo...

Commenti

  1. Capolavoro senza sterzo, periodicamente vado a rivedermelo ;-) Cheers!

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    1. sai che io non ero mai riuscita a godermelo tranquilla dall'inizio alla fine? ne avevo visto pezzi sparsi, e il quadro d'insieme ne giova!!!

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  2. les petits bonheurs de Quinou26 aprile 2016 alle ore 09:20

    Beau film et jolie vue de San Francisco !

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