tra le nuvole



Questo film mi ha lasciata perplessa, ancora non so dirvi se mi è piaciuto o mi ha deluso. Jason Reitman, quello stesso di Juno, è senza dubbio un regista dotato, con un flair per la denuncia fatta con leggerezza ed ironia. Anche solo per queste caratteristiche si tratta di un lavoro meritorio. Però qualcosa non torna, sono rimasta con un senso di insoddisfazione latente.
Clooney, sempre più affascinante (invecchia come il Barolo!), interpreta un personaggio molto Malausséniano, pagato per licenziare dipendenti di varie aziende statunitensi in procinto di operare tagli di personale. A tal fine si sposta per tutti gli States, veterano delle aree aeroportuali, alle soglie delle mitiche dieci milioni di miglia che danno diritto all'entrata in un club più che esclusivo.
Ovviamente, nell'ottica cannibale dell'agenzia che lo stipendia, più aumentano le restrizioni di budget, più lavoro c'è! E una giovanissima accolita di questi tagliatori di teste professionisti propone di ridurre ulteriormente le spese interne procedendo via web-cam: niente più trasferte dispendiose e lontananze da casa, un bel licenziamento via etere, a basso costo monetario ed emotivo.
Clooney, che difende la sua filosofia di impenitente globe-trotter e la dignità residua della comunicazione diretta e personale, deve trascinarsi appresso la matricola, la Kendrick, già vista in Twilight (azzeccatissima per il personaggio della peppia mangiaspirine) e misurarsi con una relazione con Alex, altra viaggiatrice collaudata.
Inusuale il finale: ci si aspetta una redenzione del nostro eroe, che impari a costruire una relazione normale e accetti una vita più casalinga... invece impara molto, scopre di aver avuto più ragione di quanto non fosse egli stesso disposto a concedersi, ritorna tra le nuvole.
Meglio Juno, ma comunque interessante.

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